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Qualcosa è cambiato

  • Pubblicato il: 10/10/2016 - 19:15
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SPECIALI
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Redazione

SPECIALE LUBEC 2016. E’ alle porte la XII edizione di Lubec-Lucca Beni Culturali, che si svolgerà al Real Collegio il 13 e 14 ottobre prossimo,focalizzata sul grande tema della relazione tra “pubblico e privato”, introdotta dall’azione riformatrice  del Ministro Franceschini, per il quale Lubec si configura come un appuntamento di confronto e aggiornamento per favorire la crescita della filiera di cooperazione. Il programma di laboratori, tavoli e convegni si completa con LuBec Digital Technology, la rassegna espositiva di prodotti e servizi in campo turistico e culturale, Creathon, il primo hackaton dedicato a umanisti e fabbricatori digitali, Europe Corner per la programmazione comunitaria e Infodays dedicati alle novità del Contact Point Mibact. Ad Arturo Lattanzi,  Presidente della Fondazione CR Lucca, il premio per la  valorizzazione del patrimonio locale per l'imponente lavoro condotto da quella Fondazione per il restauro e ripristino delle Mura cinquecentesche, simbolo della Cittá.  Incontriamo il Presidente della Fondazione Promo PAGaetano Scognamiglio, Ente promotore dell'evento e il Direttore di Lubec Francesca Velani

 
 
 
 
La Fondazione Promo PA è al lavoro per la XII edizione di Lubec-Lucca Beni Culturali, l’annuale appuntamento di confronto del sistema.  Come nasce il vostro ente?
Da una duplice visione, da un lato quella di poter collaborare al processo di modernizzazione e di semplificazione della PA e dall'altro quella  di fare uscire il tema della valorizzazione del patrimonio culturale dalla cerchia ristretta degli addetti ai lavori per sottolinearne la funzione civile e catalizzatrice di positivitá negli ambiti piú diversi . Due temi evidentemente strettamente collegati anche perché la gestione del patrimonio culturale appartiene al novanta per cento alla pubblica amministrazione. Dodici anni fa, quando si é svolta la prima edizione di Lubec, imperava la deprimente  metafora del “petrolio” riferita al patrimonio storico-artistico, come giacimento dal quale estrarre valore. Noi invece condividevamo il pensiero che i grandi immobili pubblici dovessero avere degli uffici dedicati al loro mantenimento e alla loro valorizzazione e fruizione, che avrebbero avuto sicuramente ricadute sulla promozione dei territori. Vi era dunque la necessità per il patrimonio culturale di sistemi di governance, multiattoriali, replicabili . All’epoca eravamo considerati borderline perché parlavamo di valorizzazione integrata al concetto di tutela e  di cooperazione tra pubblico e privato, tema ancora oggi male accettato, figuriamoci allora.
 
 
 
Qual’era la vostra idea di valorizzazione?
Cinque punti, come le dita di una mano: uno é quello della  governance di settore e degli strumenti , quindi degli apparati legislativi e regolamentari; a seguire: il coinvolgimento dei  privati e del terzo settore nella gestione dei beni culturali; l'attenzione all’impatto sociale,  in termini di benessere, inclusione, ma anche occupazione e rafforzamento delle competenze; il marketing territoriale per il turismo culturale, partendo dalla prossimità e infine - ultimo punto, ma non per importanza - la tecnologia applicata alla valorizzazione dei beni culturali che è diventato  un forte  posizionamento di Lubec . Nel 2011 abbiamo fatto una ricerca su innovazione e patrimonio culturale, che ha prodotto un apprezzatissimo  catalogo di tutte le tecnologie applicate alla valorizzazione del patrimonio culturale, che proporremo  al Mibact di aggiornare . Quest’anno abbiamo concepito un'edizione rinnovata di Creathon, l'Hackathon sulla creatività tecnologica, una sfida di squadre di giovani creativi –umanisti, informatici, comunicatori- che in 24 ore, chiusi in una sala del Real Collegio di Lucca, sede di Lubec, lavoreranno per creare  soluzioni tecnologiche per la fruizione del patrimonio. E’ un punto centrale per la trasmissione del sapere, per il dialogo con i giovani, che se non hanno la tecnologia adeguata non imparano volentieri. Questi dunque sono i cinque punti su cui si fonda Lubec, che propone un approccio multidisciplinare integrato per la valorizzazione del patrimonio culturale: governance, rapporto pubblico-privato, impatto sociale, turismo/marketing territoriale e tecnologie. Ovviamente la competenza degli operatori é una precondizione.
La nostra visione si sintetizza nel titolo del convegno di chiusura di questa edizione, con  i direttori dei musei autonomi: "Non è un museo, è un'esperienza!".
Condiviamo l’obiettivo delle riforme: ci vuole una diversa rappresentazione del nostro patrimonio culturale e un diverso sistema di valorizzazione. I mezzi che sono stati utilizzati e forse soprattutto i tempi, non sono stati sempre i più idonei ma ora qualcosa é cambiato, l'art bonus , che ha prodotto a oggi circa 120 milioni di fondi ne é la riprova.
 
 
 
Dal punto di vista della governance che cos'è la vostra fondazione?
Promo Pa  nasce come fondazione di ricerca , iscritta all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del MIUR. Abbiamo scelto il veicolo giuridico della fondazione per sottolineare la nostra missione.
 
 
 
Quali sono stati i risultati che avete raggiunto e come LuBeC contribuisce alla vostra visione?
Le  prime ricerche sono state impostate sul rapporto tra piccole-micro imprese  (peculiarità italiana, con il 90% delle imprese sotto i 10 addetti) e Pubblica Amministrazione. Dati come il costo degli adempimenti  amministrativi delle micro imprese sono attinti dalle nostre ricerche. Ne siamo orgogliosi.
LuBeC è una tipica attivitá non profit: cerchiamo di dare un contributo allo sviluppo di una visione, che può e deve  tradursi in economia per il sistema. Non è facile.
Al termine dell’edizione 2016 vorremmo enucleare dal confronto, dalle discussionie  dagli approfondimenti delle sessioni di lavoro un pentalogo, con cinque temi concreti, tradotti in altrettante  proposte, da inviare poi al Ministro e agli altri decisori del settore, Assessori alla cultura delle Regioni, Presidenti delle Commissioni Cultura di Camera e Senato e Istituzioni culturali. . Una delle proposte dell'anno scorso, che era quella di rendere stabile l'Art Bonus é stata recepita  del Governo. Vogliamo essere portatori di riflessioni costruttive per il cambiamento. Sotto questo profilo siamo riformisti e quindi appreziamo particolarmente l'azione del Ministro Franceschini.
 
 
 
Dottoressa Velani,  quest’anno il paese ospite sarà il Giappone, ovviamente per i 150 anni dall’instaurazione delle relazioni diplomatiche con il nostro paese. Quali le attese? E le ulteriori peculiarità di questa edizione?
Il Giappone ci può insegnare molto dal punto di vista del marketing culturale, delle tecnologie,  della tutela dell'artigianato.
Aggiungerei che questa edizione porta la novità dei tavoli tematici che hanno l’obiettivo di far  partire progettualità su temi che riteniamo centrali. In primis  il dialogo interculturale, cioè  come gli attrattori culturali possano contribuire a percorsi di inclusione e coesione sociale, sia in termini di multilinguistismo ─ ancora raro ─ sia  di scambio culturale verso le comunità straniere residenti in Italia. Partirà su questo tema un progetto di ricerca.
Sappiamo che  ci sono grandi opportunità al Sud: interverrà la Regione Basilicata per costruire delle reti relazionali con soggetti pubblici e privati, perché nei prossimi anni loro investiranno molto nell'attrazione di talenti, delle imprese e quindi anche sulla relazione tra pubblico-privato, tema che sta entrando nelle politiche. La Pubblica Amministrazione manifesta oggi una  reale disponibilità a ragionare in questi termini.
La committenza pubblica  deve essere formata, perché ogni volta che investe condiziona il mercato e lo deve fare in modo intelligente, intercettando innovazione, l’eccellenza. Solo se innova la Pubblica Amministrazione potrà rafforzarsi.
Abbiamo ancora molta strada da fare, competenze e sensibilità sono a macchia di leopardo: è naturale, siamo in un passaggio  epocale.  Anche il privato deve formarsi. E il pubblico deve mettere regole certe. Le gare e gli affidamenti debbono essere fatti bene, ci debbono essere risorse per l'attività scientifica e  alcune attività devono rimanere  in mano al pubblico perché la Cultura è cosa pubblica. Dobbiamo imparare a disgnare nuovi equilibri. È un cambiamento culturale della cultura.
A Bari in questo momento, un'Amministrazione straordinaria e veloce lo dimostra. E si confronta con i privati.
 
 
 
Si tratta di costruire. Le strade sono aperte, si creano significative opportunità per nuovi profili professionali, nuovi business che non avevamo nemmeno immaginato che possono produrre economie, ma dobbiamo costruire competenze ed elementi di contesto. Si apre proprio un grande corso. Condivido la visione sulla Puglia e su Bari in particolare. Che cosa è accaduto invece in Toscana e a Lucca?
A  Lucca non  possiamo fare  un discorso sulla valorizzazione del patrimonio  se non parliamo della collaborazione fra istituzioni pubbliche e Fondazioni, la Fondazione Banca del Monte di Lucca e in particolare la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Vi é stato poi  in questi anni un consolidamento delle iniziative culturali che vanno dai corsi post universitari di IMT, in particolare nel settore dei beni culturali, a quelli di Campus nel turismo, alla nostra attivitá di Promo PA , con Lubec ma non solo. Questo baricentrismo culturale naturalmente favorisce la diffusione di una maggior sensibilitá verso questi temi.
 
 
Che tra poco  avrà anche un cambio di vertici.
Il prossimo anno. Ma ripeto si tratta di un'azione corale che ha comportato l'impegno di tanti soggetti, ognuno per la sua parte, convinti che dalla valorizzazione del patrimonio discendessero effetti positivi per il territorio . Considero fondamentali due operazioni: il restauro  di San Francesco,  il più vasto complesso francescano, dopo Assisi, operazione coperta completamente dalla Fondazione CRLucca per realizzare un centro di aggregazione culturale eccezionale, legato all'Istituto Internazionale di Alti Studi-IMT. Spesso i recuperi riguardano solo il contenitore, ma in questo caso è stato funzionale ai contenuti, comprendendo un ampliamento del campus di IMT. L'altra operazione è il restauro delle mura di Lucca alla quale la Fondazione si è dedicata con impegno pluriennale che terminerà quest'anno e che come lei ha anticipato ha portato a un riconoscimento straordinario da parte di Lubec .
 
 
 
Quali gli esiti di questi processi  sul territorio, in termini identitari, di messa in moto di altre risorse?
Il Festival del Cinema  è diventato un punto di riferimento sotto il profilo scientifico, con un flusso di visitatori in crescita. La Fondazione Puccini   ha reso visitabile la casa  del Maestro   che attrae un pubblico sempre piú numeroso. Il Duomo di San Martino, risorsa identitaria, è stato restituito ai cittadini. Sono tutti investimenti che hanno costruito consapevolezza nella comunità.
 
 
 
Investimenti coerenti con le linee sulle quali LuBec sta  lavorando.
Sì. Investimenti efficaci ed efficienti , cui partecipano soggetti privati, che dimostrano con i risultati quanto la collaborazione pubblico privato sia uno strumento ormai indispensabile per la valorizzazione del patrimonio.
 

LuBec aprirà con un convegno sul “welfare culturale”. Termine oggi molto usato e abusato. Qual è la sua accezione?
Il welfare culturale, per traslato dal più conosciuto welfare sociale, rappresenta quel sistema di politiche pubblico-privato che mira a garantire a tutti la fruizione della cultura come servizio indispensabile. Le più recenti frontiere della ricerca scientifica attestano con evidenze il contributo della partecipazione culturale attiva alla salute intesa nell’accezione OMS "uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”. La definizione pone in stretta correlazione i fattori psichici e culturali con il contesto sociale. Vanno in questa direzione la Convenzione di Faro, firmata dall’Italia il 27 febbraio 2013 insieme ad altri 20 Paesi, all’art 1 che afferma come “la conservazione dell’eredità culturale, ed il suo uso sostenibile, hanno come obiettivo lo sviluppo umano e la qualità della vita”. In questo contesto si colloca, BES, la ricerca per misurare il benessere equo e sostenibile dell’ISTAT, inquadrata nel dibattito internazionale sul superamento del Pil, alimentato dalla raggiunta consapevolezza che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non possano essere esclusivamente di carattere economico.

Come verrà declinato il tema in LuBec?
LuBeC 2016 apre con un incontro sul welfare culturale, presentando le politiche nazionali in atto tra pubblico e privato che vogliono la cultura come protagonista e leva di una riforma di pensiero urbano, di marketing delle città e di creatività diffusa e chiude con un tavolo sul dialogo interculturale che si pone l’obiettivo di stimolare gli attrattori culturali a mettere in opera percorsi per il miglioramento della coesione sociale attraverso la conoscenza del nostro patrimonio.
Tra i due incontri c’è un filo immaginario che congiunge le riflessioni di questo dodicesimo anno di LuBeC

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