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Oggetti immersi in una luce di sogno

  • Pubblicato il: 02/03/2012 - 11:10
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe
Giorgio Morandi

Lugano. Il Museo d’Arte Lugano, dal 10 marzo al 1° luglio 2012, dedica una grande antologica a uno degli indiscussi protagonisti del XX secolo, «Giorgio Morandi», a cura di Maria Cristina Bandera, Direttrice della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhidi Firenze, e di Marco Franciolli, Direttore del Museo Cantonale d’Arte e Museo d’Arte della Città di Lugano, in collaborazione con Maria Pasini e Simona Tosini Pizzetti (catalogo edito da Silvana Editoriale).
In mostra le nature morte - genere al quale l’artista è spesso associato - i fiori, i paesaggi e il suo più importante autoritratto, realizzato nel 1924, e ancora i dipinti ad olio, i disegni, gli acquerelli e le incisioni.

A Lugano, attraverso quasi cento opere, si ripercorre l’intera carriera artistica di Morandi: dagli esordi, passando per la metafisica, esperita in una personale e solitaria dimensione, sino agli ultimi lavori, in cui raggiunge la piena consapevolezza dei suoi mezzi espressivi.
Artista ‘crepuscolare’, Giorgio Morandi rimase a lungo defilato dai movimenti dell’avanguardia italiana – vi aderì solo sporadicamente e secondo la sua personale maniera – pur mostrando una grande attenzione per Cézanne, per i valori tonali di Corot, per i maestri del quattrocento, Giotto innanzitutto, per le novità stilistiche dei futuristi, per la lezione «metafisica». 
I lavori in mostra permetteranno di apprezzare la straordinaria capacità dell’artista di rendere i volumi, la luce e l’atmosfera, fino all’ottenimento di un’arte pura, che trascende la realtà rappresentata. Uno sguardo attento e una profondità di indagine senza uguali.
A fare da corollario alle creazioni morandiane una serie di opere di alcuni artisti contemporanei che hanno raccolto le suggestioni del maestro bolognese: Staurt Arends, Bernd e Hilla Becher, Lawrence Carroll, che realizzerà alcune opere ad hoc per la mostra, Craigie Horsfield, Franco Vimercati, Rachel Whiteread.
Non mancherà infine un accenno al cinema, in particolare ai film degli anni Cinquanta, che spesso attinsero dall’estetica morandiana. Tra questi: Un bacio e una pistola, Robert Aldrich, 1955, La dolce vita, Federico Fellini, 1960, La notte, Michelangelo Antonioni, 1960, Io sono l’amore, Luca Guadagnino, 2009.

E proprio dal cinema ci arriva la sintesi della poetica morandiana. Nella celeberrima scena de La dolce vita di Federico Fellini, l’intellettuale Steiner, davanti ad una delle celebri nature morte con bottiglie e bicchieri dell’artista, conclude: «Gli oggetti sono immersi in una luce di sogno. Eppure sono dipinti con uno stacco, con una precisione, con un rigore che li rendono quasi intangibili. Si può dire che è un'arte in cui niente accade per caso».

Le opere in mostra a Villa Malpensata, sede del museo, provengono da collezioni pubbliche e private, alcune delle quali appartenute ad amici, collezionisti e critici molto vicini a Morandi. 
«Una mostra che ho seguito in prima persona – afferma la curatrice Maria Cristina Bandera - soprattutto per quel che riguarda l’opera di Morandi, artista di cui mi occupo da molti anni». Sua la curatela della celebre antologica del 2008 al Metropolitan Museum di New York - successivamente al MAMbo di Bologna nel 2009 – che molto contribuì all’ascesa a livello mondiale del maestro.
E’ la professionalità della curatrice, il fil rouge che unisce Lugano alla Fondazione Longhi di Firenze.
Da Firenze non arriverà però solo l’apporto scientifico di Maria Cristina Bandera, ma anche numerose opere della collezione del grande Roberto Longhi che costituisce – insieme alla ricca biblioteca con oltre 36.000 volumi – il patrimonio dell’omonima fondazione.
«Roberto Longhi – racconta Maria Cristina Bandera - ebbe un ruolo fondamentale per la comprensione dell’opera morandiana, fu il suo primo grande sostenitore. Nel 1934, anno in cui Roberto Longhi ricevette la cattedra di storia dell’arte all’Università di Bologna, rese omaggio, in un’aula gremita di gente, al coetaneo e amico pittore bolognese».
Un rapporto diretto e privilegiato quello tra Longhi e Morandi, un sodalizio che emerge dalle parole dello stesso critico «Eravamo, con uno stacco di pochi mesi, della stessa, identica generazione, ma la nostra intimità (che pure non ci fece mai deflettere dal ‘Lei’ dell’uso ottocentesco) fu cosa tutta mentale e si rispecchiò in una concordia di storiche preferenze che non ho mai ritrovato così profonda in alcun critico coetaneo» (in «Longhi e gli amici pittori» a cura di Maria Cristina Bandera, già in R. Longhi, Scritti sull’Otto e Novecento, ed. 1984).
I testi di Longhi e le opere della Fondazione costituiscono un contributo importantissimo per la mostra di Lugano, insieme a quelle provenienti da altre collezioni, tra cui quelle di Francesco Arcangeli, Augusto Giovanardi, Luigi Magnani, Carlo Ludovico Ragghianti, Giovanni Spadolini, Lamberto Vitali.
Tra i capolavori in mostra, oltre alle ripetute nature morte, anche uno dei paesaggi del maestro bolognese, La strada bianca, del 1939 (Olio su tela, 36 x 43 cm, Collezione privata).

Proprio nei paesaggi emerge l’attenzione di Morandi per la realtà visibile, capace di rivelare la sensibilità dell’artista in un’atmosfera di silenziosa contemplazione. D'altronde, affermava Giorgio Morandi: «Nulla è più astratto della realtà».

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