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Nuove soluzioni per nuovi bisogni. Il fenomeno dell'innovazione sociale in Italia

  • Pubblicato il: 15/01/2016 - 14:45
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Vittoria Azzarita

La pubblicazione del volume «Modelli ed esperienze di innovazione sociale in Italia. Secondo rapporto sull'innovazione sociale» contribuisce ad arricchire, in maniera autorevole, il dibattito sulla necessità di individuare soluzioni innovative a problemi sociali emergenti e consolidati. Realizzato dal Centro di ricerche internazionali sull'innovazione sociale, e sostenuto dall'Università Luiss Guido Carli e dalla Fondazione ItaliaCamp, lo studio esamina in maniera approfondita le principali caratteristiche delle pratiche di innovazione sociale attualmente presenti nel nostro Paese. Pur mostrando una sua maturità, l'innovazione sociale in Italia si configura come un settore d'intervento non omogeneo, che necessita di politiche e strategie in grado di favorirne la diffusione e lo sviluppo strutturale

 
La nascita di un nuovo paradigma innovativo
L'emersione di nuovi bisogni e la necessità di trovare soluzioni a problemi sociali non ancora risolti hanno favorito la nascita e la diffusione di pratiche e prodotti, basati su un paradigma innovativo differente rispetto al passato e orientato al miglioramento della società nel suo complesso. Il fenomeno, conosciuto con l'espressione di innovazione sociale, ha trovato terreno fertile anche nel nostro Paese per la presenza di importanti cambiamenti economici, culturali e demografici che hanno sancito l'inadeguatezza dell'attore pubblico a fornire risposte appropriate a domande sociali urgenti e rilevanti.
 
Inserendosi a pieno titolo nel dibattito sulla crisi dei sistemi di welfare tradizionali, lo studio dei modelli e delle esperienze di innovazione sociale in Italia risulta essere il fulcro del «Secondo rapporto sull'innovazione sociale»[1], edito da FrancoAngeli e realizzato dal Centro di ricerche internazionali sull'innovazione sociale (CeRIIS), con il sostegno dell'Università Luiss Guido Carli e della Fondazione ItaliaCamp[2]. Prendendo in esame sia gli aspetti teorici che le implicazioni pratiche, il rapporto del CeRIIS offre una panoramica completa e approfondita degli eventi che hanno portato alla progressiva affermazione dell'innovazione sociale nel nostro Paese.
 
Maggiormente interessata ai meccanismi che facilitano la nascita dei processi di innovazione sociale, piuttosto che alle questioni definitorie che ruotano attorno al fenomeno, l'Italia si configura come un contesto in cui la qualità della dimensione comunitaria, e quindi la capacità di aggregare più attori – siano essi organizzazioni, associazioni, istituzioni pubbliche o private, gruppi organizzati di cittadini – e di assegnare un ruolo attivo a ciascuno di essi, decreta il successo oppure il fallimento delle iniziative e dei progetti che rientrano nella sfera dell'innovazione sociale.
 
Questo aspetto risulta essere in linea con la visione della Commissione Europea e del BEPA (Bureau of European Policiy Advisers), secondo i quali l'innovazione sociale «si caratterizza per la ricerca di bisogni sociali attraverso nuove forme di collaborazione e relazioni tra diversi gruppi di individui», ponendo l'accento sulla capacità della società civile di riconoscere i bisogni e gli ambiti d'azione prioritari nei quali intervenire, attraverso la costruzione di reti tra diversi attori capaci di immaginare e attuare proposte risolutive.
 
Soffermandosi sulle peculiarità del caso italiano, lo studio del CeRIIS restringe il campo d'osservazione a quell'insieme di eventi che si prefiggono di soddisfare nel miglior modo possibile un'esigenza collettiva attraverso l'attivazione di nuove modalità di interazione tra gli attori economici e sociali oppure attraverso lo sviluppo di innovative soluzioni tecnologiche, con l'intento di garantire il miglior uso delle risorse e dei beni disponibili, di generare un cambiamento rilevante, diffuso e consistente nel lungo periodo, e di raggiungere in maniera autonoma ed entro un ragionevole lasso di tempo un equilibrio economico. Detto altrimenti, l'innovazione sociale si verifica tutte le volte in cui una elevata focalizzazione sulla risoluzione di bisogni sociali collettivi si combina con una elevata innovatività delle relazioni tra gli attori coinvolti o delle tecnologie, funzionali al superamento delle criticità individuate.
 
 
Principali caratteristiche dell'innovazione sociale in Italia
A partire da tali presupposti, il rapporto del CeRIIS restituisce una fotografia dello stato dell'arte dell'innovazione sociale in Italia, analizzando «462 casi di Innovazione Sociale inerenti iniziative in grado di soddisfare un bisogno di natura sociale o comunque collettivo attraverso modalità (relazionali o tecnologiche) innovative». L'indagine empirica, condotta da Matteo G. Caroli ed Eleonora Fracassi, pone in evidenza tre ambiti prioritari di intervento dei progetti nostrani di innovazione sociale, i quali si concentrano per il 52% dei casi nei settori della sharing and pooling economy, dell'assistenza sociale e dell'integrazione sociale. La restante porzione di iniziative rientra in un variegato insieme di ambiti di implementazione che spaziano dal miglioramento dell'ambiente naturale alla formazione, inserimento e sviluppo professionale, dalla valorizzazione dei beni culturali alla riqualificazione urbana e delle aree periferiche, dalla mobilità sostenibile all'assistenza sanitaria e al turismo sostenibile. All'interno del campione analizzato, 164 iniziative realizzano innovazioni di tipo relazionale, 159 sviluppano innovazioni di natura tecnologica (35% del campione) e 139 casi producono entrambe le innovazioni, mostrando una distribuzione bilanciata tra le varie tipologie di interventi innovativi.
 
L'indagine contenuta nel rapporto del CeRIIS presenta una interessante distinzione tra soggetti attuatori e soggetti promotori di iniziative di innovazione sociale, intendendo con i primi tutti coloro che realizzano concretamente le pratiche innovative e con i secondi coloro che, invece, contribuiscono finanziariamente all'implementazione di tali pratiche. I risultati riportati nello studio sottolineano il ruolo centrale giocato dalle organizzazioni non profit, sia in qualità di attuatori che di promotori dell'innovazione sociale. In particolare, le organizzazioni non profit rappresentano il principale attuatore e promotore delle tre tipologie di innovazione prese in considerazione dall'indagine, evidenziando una maggiore propensione dei soggetti pubblici a sostenere iniziative di natura tecnologia e progetti che coinvolgono entrambi i tipi di innovazione, a scapito della sponsorizzazione di iniziative connesse esclusivamente all'innovazione relazionale.
 
A questo proposito risulta interessante confrontare i dati appena esposti con i risultati contenuti in un ulteriore approfondimento sulle forme di sovvenzionamento dell'innovazione sociale in Italia. In questo caso il rapporto si sofferma sull'analisi dei bandi di finanziamento che nel corso degli ultimi due anni hanno elargito risorse economiche dedicate in maniera esplicita al sostegno e alla promozione dell'innovazione sociale. «I dati estratti dalla ricerca mostrano che complessivamente nel 2014 e nel 2015 sono stati stanziati fondi pari a circa 39 milioni di euro. La ripartizione dei fondi è di circa 18.600.000 € nel 2014 e di 20.300.000 nel 2015. Da un punto di vista prettamente numerico sono stati censiti nei 2 anni di riferimento un totale di 33 bandi, di cui 6 sono stati lanciati esclusivamente nel 2014 e 19 nel 2015».
 
A differenza di quanto emerge dall'indagine empirica, i dati di questa ricerca mostrano un ruolo preponderante del soggetto pubblico quale principale finanziatore dell'innovazione sociale con il 47% dei bandi stanziati, seguito da fondazioni (29%) e attori privati (24%). Tuttavia se si considera  «l’ammontare di finanziamenti suddiviso per le tre categorie di attori, emerge che l’attore principale, in termini di volumi finanziati è quello delle fondazioni con il 57% degli investimenti, a cui seguono gli attori pubblici con il 38%, e in fine le organizzazioni private, con solo il 5%». L'analisi degli ambiti di intervento evidenzia che il settore dell’assistenza sanitaria e dell’healthcare è il comparto maggiormente finanziato, seguito subito dopo dai servizi di welfare, dal tema delle smart technology e dal settore del turismo.
 
Alla luce dei risultati presentati dal rapporto del CeRIIS, l'innovazione sociale in Italia si configura come un fenomeno non omogeneo, strettamente dipendente dal contesto di riferimento, che risente della mancanza di una politica organica e della presenza di numerosi ostacoli normativi e burocratici. Nonostante l'innovazione sociale in Italia abbia raggiunto nel corso degli ultimi anni un certo grado di maturità, i suoi principali attuatori continuano a essere soggetti caratterizzati da una struttura organizzativa ed economico-finanziaria intrinsecamente debole, limitando di fatto la crescita e la scalabilità dei progetti e delle iniziative. Per cercare di superare tali difficoltà, il CeRIIS suggerisce di adottare una strategia unitaria che punti al raggiungimento di una maggiore consapevolezza dell’innovazione sociale presso i decision maker, i soggetti economici rilevanti e i membri della Comunità; alla creazione di condizioni di contesto favorevoli alla nascita e anche al consolidamento di iniziative di innovazione sociale; e alla promozione di investimenti in progetti in grado di generare innovazioni sociali strutturali.
 
 
Considerare l'innovazione sociale come un ecosistema
Una visione che sembra rifarsi al percorso intrapreso a livello europeo dalla Social Innovation Europe (SIE), la comunità più vasta e attiva in Europa a favore dell'innovazione sociale, che vorrebbe assimilare il fenomeno dell'innovazione sociale al concetto di ecosistema, per la capacità di quest'ultimo di spiegare in maniera compiuta i meccanismi di funzionamento degli eventi caratterizzati da una elevata complessità. La SIE sottolinea che la necessità di applicare la nozione di ecosistema al settore dell'innovazione sociale deriva in primo luogo da un bisogno crescente di una maggiore organizzazione all'interno del settore stesso, al fine di promuovere le nuove idee e di accrescere e replicare quelle già mature. La metafora dell'ecosistema si traduce pertanto in un invito a immaginare modalità organiche di connessione tra differenti attori a vari livelli contemporaneamente.
 
Basati più sulla pratica che sulla teoria, gli interventi di innovazione sociale necessitano – sia a livello europeo che a livello nazionale – di puntare maggiormente sulla crescita del capitale umano in quanto è la cultura delle persone che compongono la miriade di organizzazioni e istituzioni che gravitano intorno ai progetti di innovazione sociale, a determinare la solidità, la forza e la resilienza delle loro infrastrutture. Le relazioni sono sinapsi che connettono questi organismi e che possono aiutarli a collaborare, producendo ricchezza, valore e opportunità che vadano a vantaggio di tutti e non di pochi.
 
Per essere realmente incisiva, l'innovazione sociale ha bisogno di «consolidare la sua missione; diffondere la consapevolezza e l’accettazione dei principi che ne sono alla base; definire gli ambiti prioritari di implementazione; favorire l’intervento dei diversi attori rilevanti; aggregare le risorse e favorire la diffusione delle competenze», in quanto la possibilità di ottenere importanti risultati di breve, medio e lungo termine risulta essere strettamente correlata alla definizione degli indirizzi politici in materia di gestione delle problematiche ambientali e sociali e alla individuazione del corretto perimetro di azione della totalità dei soggetti, siano essi pubblici, privati o appartenenti al Terzo Settore, attivi in questi ambiti.
 
 
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[1]    La versione integrale del volume «Modelli ed esperienze di innovazione sociale in Italia. Secondo rapporto sull'innovazione sociale» a cura di Matteo G. Caroli, è consultabile gratuitamente al seguente link http://ojs.francoangeli.it/_omp/index.php/oa/catalog/book/129

[2]    La Fondazione ItaliaCamp è nata nel dicembre del 2011 su iniziativa dell’Associazione ItaliaCamp, d’intesa con sette primarie realtà pubbliche e private del Paese (INPS, Poste Italiane, Ferrovie dello Stato Italiane, Unipol Gruppo Finanziario, Sisal, Wind Telecomunicazioni, RCS MediaGroup) - cui, successivamente, si sono unite Enel Green Power, Terna e Mercedes-Benz Italia - che hanno deciso di operare un importante investimento nell’innovazione del Sistema Italia. Attraverso azioni, progetti e ricerche, la Fondazione sperimenta un modello di interazione strategica tra il settore pubblico, le imprese e la società civile organizzata, con l’obiettivo di generare iniziative di impatto economico e sociale per il Paese. Per maggiori informazioni a riguardo è possibile consultare il sito web http://italiacamp.com/