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Notizie in breve dal mondo delle fondazioni

  • Pubblicato il: 20/05/2016 - 07:06
Autore/i: 
Rubrica: 
POST-IT
Articolo a cura di: 
Francesca Sereno

Fondazione Terzo Pilastro porta Mitoraj a Pompei // Il portale per il crowdfunding Eppela crea partnership con enti pubblici e fondazioni,aspettando l'arrivo di un investitore // Con il progetto Social Crowdfunders, Ente Cassa di Firenze forma giovani talenti // Risultati soddisfacenti per il XXIX Salone del Libro di Torino // Apre senza esposizioni il Palestinian Museum

Fondazione Terzo Pilastro porta Mitoraj a Pompei
Nell'area archeologica degli scavi di Pompei dal 15 Maggio all’8 gennaio 2017 sono esposte 30 opere dello scultore franco-polacco Igor Mitoraj, nato nel 1944 a Oederan, nella Germania nazista, dove il padre francese era prigioniero di guerra e la madre polacca era stata deportata. Le sueopere, colossali ed enigmatiche, ricordano il valore profondo della classicità nel mondo contemporaneo. Dipinti, gessi, bronzi e marmi che esprimono al meglio la bellezza delle fattezze classiche.
Da tempo innamorato del «sublime mondo antico», il suo sogno eraambientare le sue monumentali sculture di bronzo nell’area archeologica tra le più celebri al mondo. Ci ha lavorato fino al momento della sua scomparsa, avvenuta a Parigi nell'ottobre 2014, progettando lo spazio dove collocare, gli dei e gli eroi che rappresentano. Figure sospese, interrotte, in attesa: Dedalo imponente e assorto, affacciato sul Golfo, tra le rovine del Santuario di Venere; il Centauro con i bassorilievi di lotte apocalittiche, mitologiche nel Foro. Poco distante l’Ikaro Blu di accecante bellezza e grande impatto emotivo. Tutti enormi frammenti di una grandiosità leggendaria che, nella loro contemporaneità, continuano a dialogare con la memoria, in simbiosi perfetta tra antico e moderno.
La mostra, giunta a Pompei dopo il successo delle esposizioni nella Valle dei Templi di Agrigento e nei Mercati di Traiano di Roma, è stata ideata e promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro–Italia e Mediterraneo con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e organizzata dalla Soprintendenza Pompei, dalla Galleria d’arte Contini e dall’Atelier Mitoraj (Pietrasanta). La fondazione per questa iniziativa ha investito trecentomila euro, il catalogo con le immagini è a cura di Giovanni Ricci-Novara.

Eppela crea partnership con enti pubblici e fondazioni, aspettandol'arrivo di un investitore.
Il portale di crowdfunding reward-based Eppela, fondato da Nicola Lencioni, ha chiuso il 2015 con un fatturato di 2,5 milioni di euro e con un utile di ben 1,5 milioni. Con queste cifre sembra si sia aperta la possibilità di aprire il capitale a un investitore tedesco, su cui c'è gran riserbo, che metta a disposizione 20-30 milioni di euro per finanziare acquisizioni e far prendere una dimensione europea a Eppela.
Ma le novità non finiscono qui. Già da tempo è attivo un accordo conPoste Italiane che prevede che, una volta che la società che ha lanciato la raccolta sul portale raggiunge il 50% dell’obiettivo di raccolta online tramite Eppela, Poste contribuisca con il restante 50% sino a un massimo prestabilito. L'accordo è stato rinnovato ora per altri tre anni e Banco Posta ha stanziato per i progetti ben 3,5 milioni di euro. Questo schema è stato riproposto anche ad alcune fondazioni bancarie in relazione a progetti relativi al rispettivo territorio e per i quali verrà comunque indetto un bando di gara. L'accordo è stato firmato conFondazione CRTFondazione Chianti BancaEnte Cassa di Risparmio di Firenze. Con quest'ultima è stato avviato anche il progetto Social Crowdfunders (si veda la notizia seguente).
Inoltre con Fastweb e il Ministero dell’Università e della Ricerca, Eppela ha siglato lo scorso gennaio un accordo per due anni per permettere la realizzazione, attraverso il crowdfunding, di progetti di innovazione delle scuole. Infine con il Comune di Milano è decollato il progetto di crowdfunding civico, per il quale l’amministrazione cittadina ha messo a disposizione 400 mila euro per 18 mesi, per co-finanziare i progetti si sviluppo di imprese sociali sul territorio che più riscuotono successo tra il pubblico.

Social Crowdfunders, Ente Cassa di Firenze forma giovani talenti.
Progetto pilota ideato e sostenuto da Ente Cassa di Risparmio di Firenze e dal portale Siamosolidali.it, il portale della Fondazione nato come supporto al mondo dell'associazionismo, Social Crowdfunders ha lo scopo di formare i giovani nella sperimentazione di nuovi strumenti e modelli di ricerca di fondi per il Terzo Settore.
Saranno selezionati 12 giovani (under 35 e residenti a Firenze e provincia), tramite Bando, che svolgeranno 12 giornate di formazione, di 8 ore ciascuna, sul crowdfunding. Al termine del corso i migliori 6 che avranno superato l'esame svolgeranno un tirocinio di 6 mesi in altrettante associazioni, selezionate anch'esse attraverso il bando. Il tirocinio, che avrà l'obiettivo di portare alla formulazione di un progetto di crowdfunding, sarà suddiviso in 4 mesi di progettazione e realizzazione e in 2 mesi di lancio dell'iniziativa. In questa fase gli allievi saranno accompagnati da tutor specialisti di Impact Hub. Al termine del corso, a tutti i partecipanti sarà consegnata la certificazione in «Espert in Digital per il No Profit».
I progetti appariranno sulla piattaforma di crowdfunding Eppela, per un periodo di 40 giorni con tempistiche differenti. Ente Cassa Firenze finanzierà il 50% di ciascun progetto ed erogherà fino ad un massimo di 10.000 euro. Per tutta la durata del progetto verranno creati specifici contenuti video, fotografici e testuali riguardanti tutte le attività svolte che verranno veicolati attraverso comunicati stampa, social networks, web e con le newsletters dei soggetti coinvolti. È stato anche creato l'hashtag #socialcrowdfunders.
Il progetto è stata realizzato grazie alla collaborazione con imprese di primo piano quali Guanxi (azienda partner di Google che aiuta le aziende nella trasformazione dei business), Impact Hub Firenze (che funge da collegamento tra i giovani e le associazioni, si occupa di innovazione sociale e fa parte di una rete internazionale) ed Eppela, la prima piattaforma italiana di crowdfunding reward based.


Risultati soddisfacenti per il XXIX Salone del Libro di Torino
Chiude in un clima di generale soddisfazione il Salone Internazionaledel Libro di Torino: i biglietti staccati sono stati 127.596, un incremento del 3,1% rispetto ai 122.638 del 2015.
Inoltre «sono aumentate le vendite per gli editori», afferma la Presidente del Salone Internazionale del Libro di Torino Giovanna Milella. Qualche dato: Feltrinelli più 5 per cento, De Agostini più 10, Einaudi più 30, grazie soprattutto a Ligabue che ha presentato il suo nuovo libro «Scusate il disordine», proprio fra gli stand del Lingotto.
Al raggiungimento di questi numeri hanno contribuito 1222 eventi, 500 operatori internazionali, 1000 editori, 5 ministri, due premi Nobel, di cui uno, Dario Fo, in videoconferenza, 10 nuove start up editoriali, 80 incontri sul futuro digitale del libro e la novità del Salone degli artisti, con Michelangelo Pistoletto che al Bookstock dei ragazzi ha realizzato il Terzo Paradiso, una installazione composta da diecimila volumi. Diversi incontri sold out, da Francesco De Gregori all’astronauta Samatha Cristoforetti, da Antonello Venditti a Margherita Buy e Nanni Moretti impegnati in un reading delle pagine di Natalia Ginzburg. «Ma bisogna tenere presente che c’erano anche 350 persone a sentire un filosofo da noi poco conosciuto come Michel Serres. E 250 sono rimaste fuori» ci tiene a sottolineare il direttore Ernesto Ferrero.

Apre il Palestinian Museum, senza collezioni
A nord di Gerusalemme, sulle colline della città universitaria di Bir Zeit, in Cisgiordania, è stato inaugurato il 18 maggio scorso il Palestinian Museum, il museo di arte, storia e cultura palestinese. Ma nelle sale del bellissimo edificio non ci saranno né mostre né installazioni, una metafora infelice per un popolo a lungo alla ricerca di una identità nazionale. Dopo vent’anni di preparazione e una spesa di circa 28 milioni di dollari, attualmente è possibile visitare solo l'edificio e i giardini; ancora non è definita la collezione permanente mentre il programma di mostre comincerà a ottobre.
La sede del museo è stata progettata dallo studio di architetti di DublinoHeneghan Peng che hanno voluto fonderlo nell’ambiente naturale e renderlo ecologicamente avanzato; le imponenti pareti di vetro e le terrazze a scalini dovrebbero permettere di risparmiare acqua ed energia elettrica.
Il museo sorge su un terreno di 40mila mq in affitto dalla vicina Università di Birzeit e comprende 3.550 mq di spazi espositivi e didattici; sarà dedicato alla storia della cultura palestinese dal 1750 a oggi.
Il costo per la realizzazione è stato sostenuto grazie all'intervento dei privati: AM Qattan Foundation di Londra, principale finanziatore, la Banca della Palestina e due società di costruzione mediorientali, Projacs e Consolidated Contractors Company.
L’idea del museo è nata nel 1997, quattro anni dopo la nascita dell’Autorità Nazionale Palestinese, nell’euforia successiva alla firma degli accordi di Oslo, gli stessi che avrebbero dovuto garantire la creazione, nel 1999, di uno stato palestinese e la fine del conflitto con Israele.
Un anno dopo la fondazione Taawon, un’associazione senza scopi di lucro registrata in Svizzera, ha deciso di dedicarsi alla creazione del museo.
Nel 2012 Jack Persekian, il curatore indipendente nominato direttore, dàle dimissioni per «incomprensioni circa la programmazione e la gestione». Viene così rinviata la mostra inaugurale, «Never Part»: incentrata su oggetti personali appartenenti a palestinesi, aveva richiesto più di tre anni di ricerca. Il nuovo direttore sarà annunciato a breve, spetterà a lui la decisione di procedere con «Never Part» oppure organizzare una nuova mostra che sarà presentata a ottobre. Nel frattempo il museo continua ad acquisire fotografie da album donati da famiglie palestinesi per il progetto Family Album. A oggi sono state digitalizzate più di 11mila immagini, inserite nell’archivio audiovisivo online del museo. Serviranno ai palestinesi che vivono fuori dal Paese per contattare i loro parenti. Il museo è anche in trattativa con istituzioni internazionali su possibili partnership, e spera di stabilire una presenza a Gerusalemme, anche nessuno del mondo dell’arte israeliano, compreso il ministro della Cultura, ha rilasciato un commento sulla nuova istituzione o su un’eventuale collaborazione.
Delle succursali del museo potrebbero infine aprire in Libano e in Giordania, dove si trova la maggior parte dei campi profughi per palestinesi dell’Onu.