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Nel menu, feci e cioccolato

  • Pubblicato il: 14/11/2013 - 09:03
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Ada Masoero

Milano. La prima antologica italiana di Dieter Roth e anche la prima mostra curata da Vicente Todolí per HangarBicocca, di cui è da pochi mesi l’artistic advisor. Ricca di 101 opere, fra le quali sette torri alte sette metri di cioccolato fondente extra (40 tonnellate, fornite da Novi), «Islands di Dieter Roth e Björn Roth» (dal 7 novembre al 9 febbraio, promossa da Pirelli) è una mostra di «primati». Anche perché nel cantiere già lavorano Einar e Oddur, terza generazione dei Roth, quasi fosse una bottega rinascimentale del nostro tempo. Grafico, poeta, esperto di musica, designer, Roth (Hannover, 1930-Basilea, 1998) ha sempre intrecciato l’arte con la vita vissuta: non a caso la prima opera in mostra è un vero bar di oltre 60 mq, aperto ai visitatori, che introduce a lavori come «The Floor I» (1974-92) e «The Floor II» (1977-98), i pavimenti dei due studi dell’artista in Islanda, terra da lui molto amata. Non mancano le «Solo Scenes» (1997-98), opera esposta a documenta 11 nel 2002 e alla Biennale di Venezia nel 1999 da Szeemann e oggi da Gioni: 131 monitor che mostrano momenti della quotidianità dell’artista nel suo ultimo anno. Né lavori provocatori come «The Damned Shit» (1974-75) e «55 Shits for Rosanna» (1982), in cui Roth esibisce le sue feci su piatti o in altri contesti spiazzanti. Sono poi esposte per la prima volta tutte le 60 stampe dei «Piccadillies» insieme alle opere eseguite con Björn, ma è facile immaginare che le star della rassegna saranno le torri di cioccolato, esempi di una volontà di stimolare tutti i sensi.

da Il Giornale dell'Arte numero 336, novembre 2013