Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Naming the future. Lo slogan che richiama al Nuovo Mondo, con il quale Firenze dedica il 2012 ad Amerigo Vespucci

  • Pubblicato il: 13/01/2012 - 09:39
Autore/i: 
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Redazione
David Bowie

Firenze. Mostre, eventi, convegni, conferenze, sotto lo slogan «Naming the future» per celebrare i cinquecento anni dalla morte del navigatore fiorentino che diede il nome al Nuovo mondo. Da marzo a luglio la Fondazione Palazzo Strozzi, in onore di Vespucci, presenta «Americani a Firenze. Sargent e gli Impressionisti del Nuovo Mondo» analizzando le relazioni tra l’Europa – e nello specifico Firenze e l’Italia tra fine Ottocento e inizio Novecento - e il nuovo Continente. Una lettura attraverso gli impressionisti americani e i loro maestri e precursori: da William Morris Hunt e Winslow Homer passando per John Singer Sargent e Mary Cassat fino a John Henry Twachman e Frederick Childe Hassam. Nello stesso periodo, in questa direzione, CCC la Strozzina attualizza le riflessioni sulla contemporaneità: in collaborazione con l’ Hudson Museum di Yonkers (New York) presenta «American Dreamers. Realtà e immaginazione nell’arte contemporanea americana» un percorso di opere che ci induce a chiederci se il sogno, il mito americano esista ancora.

Altra linea per la Fondazione del Museo Marino Marini, da febbraio ad aprile propone l’artista olandese Rob Johannesma, noto per la sua ricerca nella quale assembla immagini tratte dai quotidiani di tutto il mondo, sovrapponendo  paesaggi  che richiamano opere d’arte antiche in una commistione di linguaggi, tecniche, ma soprattutto di significati.

Ma non solo. L’anno si apre alla Fondazione Museo Alinari (MNAF) (dal 12 gennaio al 25 marzo), con Brian Duffy, scomparso nel 2010, uno della triade Black Trinity (con David Bailey e Terence Donovan) che negli anni ’60 e ‘70, fotografava a Londra rock star, modelle e attori. Una carriera segnata da Vogue, due calendari Pirelli (nel 1965 e nel 1973). Sua è la copertina dell’album «Aladdin Sane» di Bowie. Nel 1979, in modo misterioso e mitizzato brucia gran parte dei suoi negativi e abbandona la fotografia, dichiarando nel 2003 che non gli interessava la notorietà. La mostra è frutto di una complessa ricostruzione, attraverso la ricerca degli originali, realizzata da uno dei figli.

© Riproduzione riservata