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Meditare sul Mediterraneo

  • Pubblicato il: 15/02/2013 - 09:37
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
L.P.
Pedro Cano

Treviso. «IX Mediterranei», nove luoghi del mito interpretati dagli acquerelli di Pedro Cano, è il titolo di una mostra itinerante che, dopo Cartagena e Roma, approda a Palazzo Bomben, sede della Fondazione Benetton, fino al 3 marzo. È un momento non particolarmente propizio per le sorti del Mediterraneo, così pieno di tensioni: «È un mondo talmente pieno di umori, che può diventare un concentrato di malintesi. Adesso si sono messe di mezzo anche le religioni», replica l’artista, classe 1944, erede della solida tradizione realista spagnola. C’è di mezzo anche la superstizione, visto che l’interpretazione della città di Napoli da parte di Cano è basata sulla Smorfia: «Accade sempre, quando ci portiamo dentro secoli di storia, aggiunge. A me non resta che fare il mio mestiere, quello di pittore». I luoghi presi in considerazione sono le isole di Maiorca, Patmos, la Sicilia, Alessandria d’Egitto. Ci sono Cartagena con i tonni e i polipi che asciugano al vento, Istanbul con la chiesa di Santa Sofia, Spalato e il palazzo di Diocleziano. Infine Venezia, «una città sempre difficile da dipingere, spiega l’artista. Per questo ho scelto l’essenzialità delle sue paline, segni solitari che spuntano dall’acqua (nella foto) come già osservato da Iosif Brodskij nel suo bellissimo libro su Venezia [Fondamenta degli Incurabili, pubblicato da Adelphi, Ndr]». In tutto sono 54 acquerelli, sei per ciascun luogo: «Negli anni Ottanta, dopo un viaggio in America, ho sentito l’urgenza di fare un viaggio all’indietro, nel Mediterraneo, conclude Cano. In questa ricerca delle radici ho scelto come mezzi espressivi il carboncino e, soprattutto, l’acquarello, sottraendolo alla sua prevalente dimensione privata».

da Il Giornale dell'Arte numero 328, febbraio 2013