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Mai Visti e Altre Storie: per «un’archeologia del sapere» dell'arte irregolare piemontese

  • Pubblicato il: 10/04/2015 - 12:03
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola
logo ;ai visti e altre storie design: Paolo Berra

Ai blocchi di partenza un’inedita formula, ampliata e rivisitata, del generoso progetto di ricognizione e tematizzazione dell’Arte Irregolare 
 

Torino. Verrà presentato ufficialmente il 22 aprile, alle 11.00 a Palazzo Barolo l’ambizioso programma di Mai Visti e Altre Storie, curato dall’associazione Arteco (Annalisa Pellino e Beatrice Zanelli) da un’idea di Tea Taramino (Città di Torino, Servizio Disabili), in collaborazione con l’Associazione Culturale Passages: un progetto strutturato su un impianto denso di appuntamenti orientati a tutelare e valorizzare il patrimonio della cosiddetta «Arte Irregolare» piemontese. Con tale definizione, coniata alla storica dell’arte Bianca Tosatti, si tende ad identificare delle produzioni artistiche realizzate da non professionisti che agiscono al di fuori delle norme estetiche convenzionali del dibattito sulle arti visive[1].
Mettere al centro del proprio ragionamento un campo così spontaneo (dal punto di vista della creazione artistica) e privo di pretese d’autoaffermazione – ma anche a rischio di dispersione e scomparsa se consideriamo la scarsa (o quasi nulla) documentazione presso collezioni istituzionali italiane – offre la possibilità di affrontare una riflessione che si concentra su una conoscenza critica di concetti quali arte outsider e mainstream e dei limiti reciproci di tali definizioni.  
Questo progetto dal carattere esplorativo inoltre, almeno nelle sue premesse, oltre ad archiviare e rendere fruibile un patrimonio sconosciuto ai più, accende i riflettori sul tema della pluralità e dell’accessibilità alla creazione artistica e, in seconda analisi, della cultura come bene condivisibile e strumento di cittadinanza attiva. Argomentare le ragioni della diversità al giorno d’oggi, infatti, pare necessario (e anche fuori dall’ordinario) poiché esse profilano la formazione e la definizione di una nuova realtà culturale – una comunità contemporanea di prosumers? - collegata a fasce di pubblico parzialmente ignorate da chi opera nell’orizzonte culturale convenzionale, e a nuove pratiche di creazione e diffusione del sapere visivo che ne battezzano un rinnovato percorso.    
I componenti di Arteco hanno sviluppato negli anni una proposta che considera un approccio sia collegato al recupero storico che all’affiancamento dell’arte irregolare a quella contemporanea.  Come affermano i curatori infatti: «L’idea di schedare, ai fini della tutela e della valorizzazione, l’Arte Irregolare piemontese prende le mosse dalle due edizioni di L’arte di fare la differenza (2012-2014 – ideazione e coordinamento scientifico di Anna Maria Pecci, curato da Arteco): un precedente progetto dedicato al dialogo fra artisti outsider e giovani artisti, impegnati nella realizzazione di opere co-autoriali a partire dal confronto con le collezioni del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università degli Studi di Torino. Dal confronto con una serie di istituzioni europee attive nel campo della valorizzazione dell’arte irregolare[2], ci siamo resi conto che per poter continuare a collaborare con i nostri interlocutori all’estero, avremmo dovuto fare un passo indietro e voltarci a guardare e a studiare una storia importante per l’Italia e per il Piemonte nello specifico, ma poco nota al grande pubblico».
In quale modo interrogarsi, dunque, all’interno di confini così fluidi, inesplorati e privi di metodologie di indagine precise che, tuttavia, attirano l’attenzione di addetti di settore, musei e gallerie mondiali che hanno imparato a riconoscerne il valore culturale?
Ad una prima fase di schedatura storica delle opere presenti in varie collezioni pubbliche e private – convogliata in un archivio online liberamente accessibile che ne permetterà anche una facile localizzazione su tutto il territorio regionale – seguirà una seconda fase di restituzione pubblica e a carattere partecipato. Il 14 maggio, infatti, verranno inaugurate tre mostre ospitate, rispettivamente, negli spazi di InGenio Arte Contemporanea, la Galleria Opere Scelte e Palazzo Barolo, aperte al pubblico in concomitanza con il flash mob CASETT- AZIONE URBANA, durante il quale verranno montate tremila casette in cartoncino che, venendo collocate lungo il percorso, collegheranno fisicamente i tre spazi espositivi, creando una scultura urbana collettiva. La serie di appuntamenti primaverili si concluderà il 5 giugno con la presentazione del Quaderno di PsicoArt sulle Arti Irregolari dello IAAP (International Association for Art and Psychology) co-curato da Stefano Ferrari, docente di Psicologia dell’Arte, DAMS Bologna e dalla storica dell'arte e curatrice esperta di arte irregolare Bianca Tosatti.
Un terreno allo stesso tempo scivoloso, stimolante e di grande interesse quello dell’arte irregolare; un campo d’indagine che cerca di tenere assieme disagio psichico e creatività spontanea, malattia e inconsapevolezza totale delle dinamiche del sistema dell’arte. In Mai Visti e Altre Storie questa complessità viene indagata su un arco temporale molto lungo, una pausa necessaria a ricollocare nel tempo attori e protagonisti che, mutuando il principio ispiratore di Michael Foucault in Archeologia del sapere, tentano di scrivere una “storia dei limiti”, ossia di quelle esperienze che, sebbene emarginate e poste tra parentesi nel presente storico, costituiscono lo sfondo da cui si dà la possibilità stessa della Storia con la esse maiuscola.
Secondo gli organizzatori, «l’iniziativa è rivolta alla promozione dell’arte quale agente di comunicazione sociale e culturale, attraverso la creazione e la diffusione di uno spazio di ricerca accessibile sull’espressività non ordinaria e l’avvio di una seria riflessione critica sui concetti di arte outsider e mainstream». Attivando una fitta rete di relazioni che considerano sensibilità e competenze differenti, viene imbastita una restituzione su più scale di significato e pratica, che porteranno ad ulteriori momenti formativi e divulgativi anche nell’autunno prossimo.
Il programma è promosso, infatti, anche da enti di formazione e assistenza come la Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico del Piemonte e Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, Ministero dei Beni Culturali; Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino; Città di Torino, Direzione Politiche Sociali e Rapporti con le Aziende Sanitarie, Servizio Disabili; ASL TO1, TO2 e TO3; Opera Barolo; Fondazione Medicina a Misura di Donna; Associazione Il Bandolo Onlus; Associazione Figure Blu Onlus, Centro Studi di Bianca Tosatti, Parma.
Con il sostegno di CRT, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e la collaborazione di numerosi partner pubblici e privati questo progetto va a connettersi in maniera significativa nel panorama culturale e sociale locale, e agendo in maniera inclusiva tenta di catturare diversi pubblici e di allargare la base di fruitori di contenuti. In un’epoca di ridimensionamenti strategici, gestionali e d’interesse culturale, la città di Torino e il Piemonte saranno capaci di dimostrare nuovamente la capacità di ampliare le proprie vedute e proporsi come modello per il territorio nazionale? Appuntamento al 14 maggio.
 
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[1] La definizione di “Arte Irregolare” fa da contraltare a quella più nota e usata a livello internazionale di “Outsider Art” e pone implicitamente la questione (e l’esigenza) di un’italianità degli studi sulla materia, ovvero di una specificità di ricerche per molti versi già istituzionalizzate a livello internazionale e che trovano il proprio cominciamento e riferimento storico nell’esperienza dell’artista Jean Dubuffet con quella che lui stesso aveva definito “Art Brut”.

[2] Teresa Maranzano, coordinatrice mir’arts ASA-Handicap Mental, Genève (CH), Marìa Sol Alvarez, Project manager Debajo del Sombrero, Madrid (ES), Lisa Inckmann, Direttore Kunsthaus Kannen Museum für Outsider Art und Art Brut, Alexianer Münster GmbH (DE), Anne-Françoise Rouche, Direttore La 'S' Grand Atelier, Vielsalm (BE).