L’OCCUPAZIONE CREATIVA COME RISPOSTA ALL’AUTOMAZIONE: IL PIANO D’AZIONE DI NESTA
Un nuovo studio della fondazione inglese Nesta www.nesta.org.uk sul rapporto tra l’economica creativa e il futuro dell’occupazione nell’era dello sviluppo tecnologico, oltre alla diagnosi e alle prospettiv, propone cinque concrete linee di azione per il paese, molto con l’obiettivo di creare un milione di nuovi posti di lavoro creativi entro il 2030, che vanno dallo sviluppo di un sistema educativo multidisciplinare (STEAM), alla creazione di nuovi fondi per sviluppare cluster creativi e per sviluppare di contenuti e servizi digitali innovativi, a nuovi strumenti di finanziamento come il venture capital da parte di organizzazioni come l’Arts Council England, Creative Scotland e il British Film Institute (BFI) al fine di investire in progetti altamente innovativi e attirare ulteriori fondi per l’arte, alla creazione di una lotteria nazionale a sostegno dell’industria dei video giochi.
Creare più occupazione creativa per contrastare il calo di produttività dell’economia tradizionale, favorire così la crescita di un’economia ad alto valore aggiunto e a basso rischio di automazione: è quanto il centro inglese di ricerca e innovazione Nesta propone nel documento “The Creative Economy and the Future of Employment”[1].
Con la lucidità e la chiarezza che lo contraddistingue, Nesta tratta una delle questioni cruciali dell’economia contemporanea, ossia il dilemma di conciliare innovazione e occupazione facendo fronte ai rischi della robotizzazione, cogliendone le opportunità abiltanti.
Di questo tema se ne parla incessantemente negli ultimi anni. L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), per esempio, ha avviato il progetto di ricerca Future of Work[2] per studiare le implicazioni della digitalizzazione; McKinsey lo scorso luglio ha pubblicato uno studio sulle occupazioni a più alto rischio di computerizzazione[3], mentre la Commissione Europea lavora a diversi studi e strategie per formare la forza lavoro del futuro[4].
Nesta ha il merito di focalizzare l’attenzione sulle potenzialità dei settori creativi come risposta a un mercato del lavoro in trasformazione, con numerosi dati alla mano, frutto di anni di ricerche.
Nel Regno Unito l’economia creativa genera più di 2,8 milioni di posti di lavoro. 2 milioni di questi lavori sono in occupazioni creative - dai professionisti della pubblicità ai programmatori, dagli attori agli sviluppatori di video giochi - che sono altamente qualificate, competenti e promotrici di innovazione[5].
Si tratta di professioni che non solo contribuiscono allo sviluppo di un’economia nazionale ad alto valore aggiunto e innovativa, ma che possono evitare la perdita di posti di lavoro sostituiti dalle macchine. Nello studio “Creativity vs. Robots”, Nesta mostra infatti che la creatività è inversamente proporzionale all’innovazione tecncologica: l’87 per cento dei lavori altamente creativi sono a basso o zero rischio di automazione, rispetto al 40 per cento di lavori nell’economia nazionale.
Questi risultati non dovrebbero sorprendere: è evidente che le macchine possono emulare gli esseri umani solo nel caso di azioni ripetitive, il cui risultato finale è chiaro e programmabile fin dall’inizio. Diverso è il caso di compiti che richiedono capacità di comprensione, adattamento e innovazione – elemento che contraddistingue la maggior parte delle occupazioni creative.
Ma c’è di più. Investire in occupazione creativa non solo potrebbe contribuire alla ripresa economica, ma potrebbe favorire lo sviluppo di una società - almeno in parte - più appagata. Un’altro studio svolto per conto di Nesta[6] spiega infatti che le occupazioni creative si caratterizzano per un più alto livello di soddisfazione, di senso di utilità e di felicità rispetto alla media. Si tratta però anche di occupazioni con più elevati livelli di ansia. I maggiori livelli di benessere sono associati ai lavori artistici, di artigianato e design mentre i lavori nei settori della pubblicità, film, TV e radio, editoria e IT sono associati a più bassi livelli di benessere.
Nesta propone cinque azioni, molto concrete, con l’obiettivo di creare un milione di nuovi posti di lavoro creativi entro il 2030, che vanno dallo sviluppo di un (1) sistema educativo multidisciplinare che combini discipline scientifiche e artistiche la cui necessità è stata recentemente ribadita dal Ministro inglese al Digitale e alla Cultura[7], alla creazione di (2 e 3) due nuovi fondi (uno per sviluppare cluster creativi al di fuori di Londra secondo una logica “redistributiva”, e un secondo per supportare lo sviluppo di contenuti e servizi digitali innovativi), all’utilizzo di (4) nuovi schemi di finanziamento come il venture capital da parte di organizzazioni come l’Arts Council England, Creative Scotland e il British Film Institute (BFI) al fine di investire in progetti altamente innovativi e attirare ulteriori fondi per l’arte, alla creazione di una (5) lotteria nazionale a sostegno dell’industria dei video giochi.
Valentina Montalto
Valentina Montalto è una ricercatrice specializzata in economia della cultura e sviluppo locale. Attualmente lavora allo sviluppo del “Cultural and Creative Cities Monitor” (C3 Monitor) - uno strumento di valutazione che permette di monitorare e comparare la performance di circa 170 città culturali e creative in 30 paesi europei - presso il Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea. In precedenza, ha lavorato come project manager/ricercatrice senior con KEA, società di ricerca e consulenza nel settore della cultura e delle industrie creative con sede a Bruxelles.