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La Fondazione Arnaldo Pomodoro chiude lo spazio di via Solari 35

  • Pubblicato il: 22/09/2011 - 22:06
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Catterina Seia
La Fondazione Arnaldo Pomodoro

Milano. Un progetto culturale importante che si chiude, segno di questo tempo. Con un sintetico, ma sofferto, comunicato il Maestro Arnaldo Pomodoro, presidente dell’omonima Fondazione, annuncia la chiusura dal 31 dicembre 2011 dello spazio di via Solari 35 che ci faceva sentire in una capitale, nel mondo. Annullate le annunciate mostre di Giuseppe Penone e Igor Eskinja previste per ottobre. Nessuna polemica con le istituzioni che non hanno colto l’opportunità offerta alla città di integrare nel progetto di territorio un luogo a statura internazionale di dialogo sulla cultura del nostro tempo, intergenerazionale e interdisciplinare, sostenuto fin dagli esordi con i suoi mezzi. Un’operazione coraggiosa che sfida il dato anagrafico del protagonista e inizia con l’innamoramento per le ex-acciaierie Riva & Calzoni nelle quali prendevano vita le turbine idrauliche, scelte per la creazione della sua grande opera Novecento. Una riqualificazione entrata nella storia urbanistica della città di un’area di grandi dimensioni incastonata nella città, che fu cardine dell’industrializzazione lombarda dalla fine del secolo XIX fino a pochi decenni orsono. Ringrazia gli enti pubblici e privati, gli artisti e quanti hanno collaborato in questi anni, in particolare UniCredit, main partner, con cui sin dagli esordi la Fondazione ha costruito un importante legame.
Fin dalla monumentale mostra di apertura del 24 settembre 2005 sulla «Scultura italiana del XX secolo» aveva sorpreso tutti coloro che si attendevano un mausoleo del Maestro. Piuttosto si è rilevato una sua opera work in progress e non solo per il labirinto che continua a costruire nelle viscere della mastodontica costruzione ma nel significato, nel volerla trasformare in fabbrica della cultura in un tempo fragile e confuso. Non ci ha richiesto di amare i suoi lavori ma ci ha offerto di conoscerli. La sua grande lezione di questi anni, il suo esempio, sono stati l’ascolto e il confronto con i linguaggi e le discipline altre. Non solo scultura, anche pittura, fotografia e ancora musica sperimentale, colta, autoriale, teatro e letteratura. L’attenzione agli amici di vita e di ricerca tra i quali Ugo Mulas e Gastone Novelli, a cui nel 2006 dedica una mostra antologica. Un anno straordinario che vede lo spazio invaso da «Atto unico» di Kounellis seguito in tutta la produzione da un altro gigante, Ermanno Olmi. Un’attenzione ai poveristi che la critica ha sempre considerato lontani dal suo percorso. Un 2009 che porta in Italia per la prima volta la lettura di due grandi donne della scultura «Space to experience» per la polacca, classe 1930, Magdalena Abakanowicz, impegno sociale e fortuna critica dalla biennale di Sao Paolo del 1965. E ancora «Il senso dello spazio» di Cristina Iglesias, ricerca agli antipodi, espressione di quegli anni ottanta così discussi, ma forte nella relazione tra natura e artificio. E ancora i giovani seguiti da sempre già nel suo nativo Montefeltro, con il premio alla scultura, disciplina per la quale esperienza, conoscenza dei materiali, sperimentazione e risorse non sono mai sufficienti. Uno sguardo, quello del Maestro, aperto e condiviso, meravigliato e affascinato dalla leggerezza della forma espressa dalle generazioni 2.0. Uno sguardo fresco, da fanciullo. E noi ringraziamo Lei Maestro.

(La Fondazione Arnaldo Pomodoro proseguirà, nelle sue funzioni soprattutto connesse all’opera del Maestro, nella sede di vicolo Lavandai 2/A a Milano).

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