L’Italia delle Meraviglie
Torino. Valentino Macri, Segretario Generale, della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura. Laureato in lettere con indirizzo in storia della musica, opera nell’ente dal 2002, anno in cui la Fondazione ha organizzato per il Centenario dell’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna l’iniziativa «Artigiano Metropolitano», sette mostre in sette luoghi diversi di Torino, tutte in contemporanea. Da organizzatore di eventi è passato alla gestione della macchina operativa, dal punto di vista delle relazioni esterne, risorse umane e amministrativa, con compiti di coordinamento generale. Dal 2006 è segretario della fondazione, nata nel 1994 con il nome Fondazione Salone del libro. Nel '97 diventa Fondazione Salone del libro e della musica, con la gestione del Salone della Musica, oggi estinto. Successivamente ha assunto l'attuale denominazione di Fondazione per il libro, la musica e la cultura.
Ci parla della governance del vostro ente?
Faccio una piccola premessa per inquadrare il profilo dell’Ente: il Salone del Libro nasce nel 1988 da un’idea di Angelo Pezzana e Guido Accornero. Nel 1999 viene rilevato dalle Istituzioni Piemontesi che affidano alla Fondazione la promozione ed il progetto culturale della manifestazione Si tratta di una fondazione di partecipazione con soli enti pubblici, con la guida dell’onorevole Rolando Picchioni dagli esordi, prima come segretario generale, poi presidente del consiglio di amministrazione. I soci fondatori sono gli enti locali: Regione Piemonte, Provincia di Torino e Comune di Torino, che versano ogni anno la propria quota a sostegno della fondazione. Ci sarà una evoluzione per quanto riguarda la quota in precedenza detenuta dalla Provincia, ente ormai liquidato. La situazione ad oggi è ancora nebulosa.
Nel 2005 subentra anche un socio privato, l'AIE, che entra a far parte anche del consiglio di amministrazione.
Il nostro sistema di governance è formato da un alto comitato di coordinamento- composto dai tre vertici, quindi Sindaco, Presidente della Regione e Presidente della Provincia- che esprime ogni anno a rotazione il Presidente della Fondazione; poi abbiamo il consiglio di amministrazione, l'assemblea dei soci fondatori nella quale sono rappresentate le singole istituzioni, un collegio di tre revisori, ciascuno designato da un socio fondatore. L'attuale consiglio di amministrazione è formato da Rolando Picchioni, come presidente, all’ultimo mandato, da Giovanna Milella, rappresentante della Città di Torino, da Giulia Cogoli, rappresentante della Regione Piemonte, da Roberto Moisio, rappresentante della Provincia/Area Metropolitana e da Marco Polillo, presidente dell’AIE, designato dalla Associazione Italiana Editori. Ernesto Ferrero, anche lui in scadenza del mandato, è direttore editoriale del Salone del Libro, dagli esordi. La Fondazione ha 15 dipendenti a tempo indeterminato e, ovviamente, si avvale di collaborazioni per tutti i grandi eventi, in primis il Salone del Libro, operazione molto complessa.
Qual è l’entità del bilancio?
L’ultimo bilancio approvato, 2013, era di circa 6,5 milioni di euro (a differenza del 2012 di circa 7,5 m.l); il 2014 chiuderà, prevedibilmente, intorno ai 4/4,1 m.l, con minime variazione sulle perdite/avanzi (essendo una fondazione senza fine di lucro non parliamo di utili) legate alla contingenza delle contribuzioni, ed al loro percepimento, sulle attività svolte in collaborazione con gli enti soci fondatori.
Parimenti le variazioni, ben più rilevanti, fra i bilanci degli anni sono legate alle attività (mostre & quant’altro) svolte nell’anno di riferimento.
Come concorrono biglietteria e stand alla copertura dei costi?
Consideri che non siamo una società che produce ricavi. Ci occupiamo del programma culturale, istituzionale, della comunicazione, ma l'organizzazione intesa come biglietteria, rapporti commerciali con gli editori, è gestita contrattualmente da GL Events, ovvero da Lingotto Fiere, che si assume il conseguente rischio d’impresa.
Il Salone beneficia del contributo delle fondazioni di origine bancaria - Compagnia di San Paolo (€ 550.000,00) e Fondazione CRT (€ 150.000,00) - dell’Associazioni delle Fondazioni delle Casse di Risparmio Piemontesi. Un tempo ci sosteneva anche la Camera di Commercio, ma ora non più. Quest’anno siamo riusciti a sottoscrivere una convenzione con il Centro per il libro. E naturalmente ci sono le sponsorizzazioni private, alcune ormai stabili da anni (Intesa Sanpaolo, Bnl, Bluefin), altre che variano di edizione in edizione, oltre alla presenza di partner tecnici (Fiat, Sparea, Gobino, etc) e media partner.
L'operazione più consistente è il Salone del Libro, evento che dura 5 giorni, ma ha un anno di preparazione.
Quest'anno il Salone si svolgerà dal 14 al 18 di maggio. Dopo ci saranno i «fisiologici» adempimenti amministrativi di rendicontazione, ma nel frattempo, già dagli inizi di settembre inizieremo a lavorare sull’edizione dell'anno successivo.
Avete un posizionamento forte. Secondi solo alla fiera di Francoforte che ha diversa vocazione
La Buchmesse si rivolge essenzialmente agli operatori professionali. Noi abbiamo diverse anime: certamente un orientamento professionale ed internazionale attraverso lo scambio degli editori, B2B, con l'International Book Forum, che si tiene per tre giorni, ma nel contempo siamo anche un grande festival indoor con più di 2000 appuntamenti-presentazioni letterarie, reading, incontri.
Il Salone è cresciuto, molto. Ha visibilità e una precisa identità all'interno del panorama più specifico, librario e letterario, sia in Italia che a livello europeo.
Se dovesse tracciare un bilancio del Salone del Libro, quali obiettivi avete raggiunto e quale valore avete prodotto? Sono state fatte valutazioni di impatto?
Il Salone del Libro è diventato la seconda fiera libraria a livello europeo, dopo la Buchmesse di Francoforte. Secondo le analisi che abbiamo condotto con la Fondazione Fitzcarraldo sull’edizione 2013, l’impatto economico complessivo prodotto dalla manifestazione ammonta a ca. 52.500.000 di euro, di cui poco più di € 20.000.000,00 per la spesa diretta ed i restanti per effetti indiretti ed indotti. Si è stimato che per ogni euro di spesa degli enti finanziatori si generano € 12,5 in termini di spesa diretta, ovvero € 33,3 in termini di effetti complessivi.
In un’Italia con librerie ed editori in crisi, 13.157 biblioteche, ma con il 60% di persone che non leggono nemmeno un libro l'anno.
Il Salone del Libro è una magia. Il pubblico paga un biglietto d'ingresso alla fiera e compra ancora libri. Può andare in qualunque libreria di qualunque grande gruppo editoriale, durante l’anno e avere anche uno sconto, mentre al Salone del Libro gli editori non fanno sconti, se non qualcuno l'ultimo giorno. Quindi i volumi hanno prezzo pieno e, ciò nonostante, vengono venduti. Credo che il grande valore aggiunto, quello che ha un appeal, un richiamo sul pubblico, sia dato proprio dagli incontri, dalla possibilità che ha l'utente del salone di incontrare, in un ambiente totalmente informale, l'autore, il Saviano di turno, ma anche Grossman, piuttosto che Smith o Volo.
Questa è la magia che batte la crisi strutturale del sistema attraverso un coinvolgimento emozionale.
Quale futuro vede per il libro e il suo Salone nell’era digitale?
Da anni il Salone investe progettualmente sulla dimensione digitale del libro, attraverso un progetto speciale denominato «Book to the Future», che riserva la propria attenzione all’editoria digitale ed alla innovazione legata al mondo dei libri. Ricordo solamente che in Italia le vendite di ebook sono attestate intorno al 5%. Mi auguro che il Salone quest’anno possa essere l’occasione giusta per verificare i primi benefici effetti derivanti dalla riduzione al 4% dell’IVA sull’ebook.
Quanti sono stati i visitatori delle ultime edizioni? Chi è il vostro pubblico?
Sono stati 339.752, di tutte le fasce di età e formazione. Circa il 60% arriva dal Piemonte, il restante 40% dalle altre regioni italiane e dall’estero.
Come è cambiato il festival in questi anni?
Dai 100.000 visitatori e 553 espositori del 1988 il Salone è cresciuto fino alle oltre 300.000 presenze di pubblico e 1.400 espositori. Come già detto, il Salone racchiude diverse anime: è una grandissima libreria, una vetrina dove i piccoli e medi editori convivono con i grandi marchi, è un momento di approfondimento culturale, un appuntamento per gli operatori professionali della filiera del libro, la possibilità di scambio dei diritti.
Come si è evoluto il comportamento degli editori, nelle grandi difficoltà in cui si dibattono, che stanno generando fenomeni importante di aggregazione.
La loro presenza è una curva che oscilla. Ci sono alcune defezioni, ma nel frattempo anche nuove partecipazioni. Sono stati 1400 gli editori l’anno scorso, tra diretti (che acquistano lo stand) e indiretti (ospitati, es. dalle Regioni).
Negli ultimi anni il mercato editoriale è molto cambiato. Ci sono stati grandi fusioni e accorpamenti. E’ recentissima la notizia del piano di acquisizione di RCS Libri da parte di Mondadori, ad esempio. Da qualche anno lavoriamo con un'impronta ben precisa: sostenere la piccola editoria, che costituisce il valore aggiunto forte del Salone del Libro, in modo da consentire la ricerca del libro di nicchia, che non si trova nei grandi stores.
E il Salone guarda al futuro con il mondo delle imprese culturali e creative che ruotano intorno a questo ambito, come stimolo per una nuova imprenditoria.
Qual è il tema della prossima edizione e quali le peculiarità che si possono anticipare?
Il tema scelto è quello delle «Meraviglie d'Italia»: una grande panoramica, una grande declinazione, di tutti i vari esempi dell’eccellenza italiana, culturale, editoriale e anche politica. La grande genialità, tipica degli italiani nel creare un prodotto, ma che si scontra poi con la grande difficoltà di promuovere il prodotto che ha creato. Il paese ospite è la Germania, con un rapporto nato due anni fa direttamente con la Buchmesse di Francoforte e che sfocia nella complementarietà dell’anno in cui «Torino incontra Berlino».
Il prossimo anno il paese ospite sarà l’Arabia Saudita. Non è il nostro primo paese del Medio Oriente. In nome del dialogo multiculturale abbiamo avuto l’Egitto nel 2009, Israele nel 2008. L'Arabia partecipa da quattro anni. Abbiamo costruito un cammino. Arriveranno per la prima volta in questa edizione molti nuovi paesi: Azerbaijan, Mozambico e Kazakistan. Riconfermano la loro presenza l'Albania e la Romania.
Un gran lavoro di relazioni internazionali. Operato con il Ministero degli Affari Esteri?
No, nasce da rapporti diretti. Siamo noi ad essere cercati o a cercare, perché abbiamo in mente qualche progetto che potrebbe coinvolgere quel determinato paese.
Quali altri progetti gestisce la Fondazione?
Il Salone della Musica, purtroppo, è chiuso dal 2000. Nel tempo abbiamo organizzato molti eventi. Siamo stati chiamati dalla RAI per organizzare una manifestazione − Luci dal teleschermo − a chiusura delle celebrazioni del cinquantenario della RAI. Abbiamo fatto due edizioni di Mestieri in Mostra. Siamo stati i promotori delle iniziative che hanno portato Torino a diventare la Capitale Mondiale del Libro, con Roma, dall'aprile del 2006 all'aprile 2007. Un anno eccezionale che ci ha permesso di lavorare in rete su vasta scala con molte istituzioni culturali. Abbiamo gestito su committenza della Provincia di Torino, dal 2006, fino all'anno scorso, Casa Olimpia, la casa cantoniera al Sestriere, dopo le Olimpiadi invernali. Ne abbiamo fatto un punto di aggregazione e di promozione culturale. Abbiamo organizzato due festival, dedicati al libro di viaggio, ad Arona. Siamo giunti all'ottavo anno di Portici di Carta, una lunghissima libreria allestita dai librai della città e della provincia, che si snoda lungo tutto il perimetro porticale, che conduce da Porta Nuova a Piazza Castello. Abbiamo organizzato due edizioni di Alpi 365 Expo, un festival ad Acqui Terme denominato «Dal Benessere al Bellessere». Per il Consiglio Regionale ci siamo occupati anche della festa del XXV aprile. E molto altro.
Il Circolo dei Lettori, fondato a Torino nel 2006 ha avuto un impatto sul Salone? Si parla di una prossima fusione con Voi. Ad oggi si sono visti effetti sinergici nella comune strategia di coltivare la vicinanza col pubblico?
Collaboriamo con il Circolo ormai da anni, sia come co-produzione di iniziative, sia ospitandoli al Salone durante i giorni della manifestazione
Inoltre, mi preme ricordare che anche noi abbiamo un'attività che si sviluppa lungo l’intero corso dell’anno, il cosiddetto Salone OFF 365. Oltre alla fiera che si svolge al Lingotto, infatti, realizziamo iniziative, presentazioni in città e durante l’anno lavoriamo con le biblioteche, con le librerie, negli spazi di aggregazione sociale delle varie circoscrizioni. Abbiamo gruppi di lettura che si riuniscono in incontri preparatori per discutere e recensire i libri, sviscerarne i contenuti, elaborare le domande da porre all’autore in vista della presentazione dell’ospite al pubblico.
Avete interazioni anche con gli altri festival torinesi (ad es. Torino Spiritualità, Biennale della Democrazia)? Fate sistema?
La nostra propensione è quella di fare sistema con le realtà culturali del territorio piemontese e nazionale. Il salone del libro, in particolare, è una grande vetrina, uno strumento che mettiamo a disposizione anche per queste progettualità istituzionali e letterarie.
A tal proposito, ricordo che qualche anno fa abbiamo varato le «Città del Libro» in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali e soprattutto con il Centro per il libro, il cui scopo è appunto quello di mettere in rete tutte quelle che sono le principali−tantissime, sparse su tutto il territorio nazionale−manifestazioni dedicate al libro. Il primo appuntamento si è svolto a Torino, è seguita una tappa a Roma, un appuntamento a Cagliari e il prossimo, marzo 2015, sarà a Milano. Sta nascendo un portale, il cui scopo è quello di mettere in condivisione e far conoscere quelli che sono i punti di forza, i contenuti di ciascuna manifestazione.
Collaborate con le Università?
Abbiamo rapporti frammentari, sotto forma di stage, tirocini che dobbiamo incentivare. Stiamo sviluppando un progetto con l'agenzia Piemonte Lavoro, per strutturare appunto un percorso di tirocinio, per la figura di assistente libraio ed editoriale.
La Fondazione per il Libro è una delle istituzioni culturali centrali del territorio piemontese, ma che cosa accade con la spending review? Come sarà possibile continuare a produrre questa qualità e a sostenere questa istituzione, considerando che gli unici soci sono gli enti locali?
Stiamo lavorando molto per non compromettere la qualità della manifestazione, nonostante la contrazione degli investimenti. La precarietà delle risorse delle istituzioni pubbliche ci ha imposto di rivedere la spesa, riducendo il numero dei luoghi di incontro, semplificando gli allestimenti e il noleggio strutturale. Fondamentale la continua ricerca di formule innovative.
Valentino Macri, Fondazione Salone del libro, Torino, Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT
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