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ICOM Italia per una “rete dei musei”: aggregazione tra musei e connessione con i territori

  • Pubblicato il: 17/06/2017 - 14:24
Rubrica: 
MUSEO QUO VADIS?
Articolo a cura di: 
Massimiliano Zane

ICOM Italia per una “rete dei musei”:  aggregazione tra musei e connessione con i territori.
In occasione dei 70 anni di ICOM Italia, The International Council of Museums,  incontriamo Tiziana Maffei,  alla guida dal novembre scorso del comitato nazionale.  “ICOM Italia lavorerà per contribuire alla nuova stagione dei musei italiani  (..) in rete e connessione con i territori (..), per un modello di tutela fondato sulla cooperazione tra pubblico e privato superando l’approccio puntuale dei beni per aprirsi ai luoghi e  l’impasse tra tutela e valorizzazione (..)per un diverso approccio nei confronti del patrimonio culturale, non più oggetto di letture disciplinari, ma consapevole percezione di nessi e narrazioni congiunte.  Perché il museo è il luogo degli interrogativi, della costruzione del pensiero critico delle comunità. E’ il luogo dell’azione.”
 


 
Tiziana Maffei, architetto, si occupa di patrimonio culturale e progetti di sviluppo territoriale. Docente di comunicazione, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale alla Scuola di Lettere e Beni culturali dell’Università di Bologna, insegna Museologia e Museografia all’Accademia di Belle arti di Roma e di Macerata. Impegnata in ricerche nel settore della museografia territoriale, sicurezza del patrimonio culturale, pianificazione paesaggistica, dal 2010 è nel direttivo di ICOM Italia, della quale ha promosso e coordinato fino al 2016 la Commissione Sicurezza e Emergenza dell’associazione.  Da novembre è alla guida del Comitato Nazionale.
 
Come sono stati i suoi primi 180 giorni da presidente? Quali le prime impressioni? E i punti di attenzione?
L’impressione è di essere in un momento di estrema complessità ma dalle forti potenzialità. In questi anni tanto si è seminato e questi sei mesi sono stati un intenso proseguo del lavoro di ICOM Italia svolto fin qui per rilanciare a livello internazionale la museologia Italiana e contribuire a dare la giusta e necessaria attenzione ai musei nel quadro nazionale. L’attenzione è all’esistenza, e non sopravvivenza, dei musei. Non in quanto contenitori di oggetti, ma istituti dove operano professioni i cui servizi devono garantire la piena accessibilità e qualità secondo riconosciuti standard internazionali.
L’appuntamento del congresso internazionale a Milano nel 2016 ha consentito d’inserire nel dibattito museologico internazionale il tema "Musei e paesaggi culturali" offrendo la possibilità di rileggere il legame tutto italiano tra collezioni museali e contesto territoriale, tra patrimoni custoditi e paesaggi della contemporaneità. Un tema non esclusivamente teorico ma di reale azione culturale che in una logica di reciprocità mette in gioco professionalità museali e comunità.
 
Quest'anno ricorrono i 70 anni di ICOM Italia, una data importante in un momento importante, in cui la cultura (apparentemente) torna ad essere fulcro di dibattito ed aspettative, quali progetti avete in merito?
Abbiamo voluto cogliere I‘occasione dei 70 anni del nostro Comitato Nazionale per creare un percorso di riflessione propositiva, costruendo un programma di lavoro annuale. Nella ricorrenza del 13 maggio scorso a Roma abbiamo ricordato l'importante momento storico in cui, nel 1947, si volle individuare nel museo il possibile strumento di coesione e di ricostruzione dopo il dramma del conflitto mondiale, per poi sviluppare nuovi propositi e indirizzi attraverso la lente delle grandi trasformazioni del terzo millennio. Un percorso ricco, che ha toccato e toccherà temi particolarmente sensibili come la stessa definizione di Museo,il significato che le pratiche museali ed il Codice Etico di ICOM assumono in una società in evoluzione come la nostra, in cui i cambiamenti sociali e le prospettive di lavoro futuro necessitano un confronto continuo dei complessi rapporti tra proposta culturale, marketing e gestione innovativa degli istituti di cultura.
A questa prima giornata, ovviamente, seguiranno una serie d’iniziative che ci vedranno impegnati in tutta Italia: Milano, Genova, Napoli. I temi proposti saranno diversi: dal rapporto tra museologia e comunità, all’evoluzione della museografia dalle felici e innovative alleanze tra direttori museali e architetti, all’ancora poco praticata museografia territoriale anche nel settore archeologico. Su questo tema particolare attenzione verrà data alla più che mai attuale questione dell’accessibilità fisica e cognitiva.
 
 Quanti iscritti conta ad oggi ICOM Italia a livello nazionale? Ma soprattutto “chi sono” gli iscritti? Com'è il trend?
L’incremento degli iscritti è costante, oggi ci attestiamo sui 2.000, con un interessante aumento non solo dei soci individuali, dei quali oltre il 50 % incardinato nei musei, ma anche delle istituzioni. Da un’indagine online riservata ai soci, svolta proprio in rapporto ai 70 anni della nostra storia ed alla crescita della nostra associazione, è apparso un quadro che vede soci dall’età e dalla provenienza professionale molto ampia, che apprezzano particolarmente il dibattito aperto e aggiornato che ICOM garantisce per il panorama culturale nazionale ed internazionale, oltre un esplicito interesse per l’informazione e l’aggiornamento professionale. Una bella ed attiva comunità.
 
ICOM Italia si è posta la questione del dialogo tra soci e soci e soci e non-soci? Quali sono le prospettive cui guarda in questo senso il suo mandato?
La comunicazione all’interno di una associazione come la nostra è fondamentale. È stato probabilmente in questi anni un elemento di vulnerabilità, anche considerando le esigenze di informazione e partecipazione emerse dall’indagine. Molto del nostro lavoro è stato poco divulgato. Il rinnovo del sito con una maggiore razionalizzazione della documentazione, la volontà di utilizzare sistemi ondemand per le pubblicazioni, l’utilizzo dei social, la definizione di un calendario comune degli appuntamenti a livello nazionale, e la nascita della Commissione Comunicazione potranno contribuire ad ampliare il dialogo tra addetti ai lavori e coglierne le potenzialità.
In questi ultimi mesi, poi, molte sono state le azioni concrete per consolidare il ruolo dei coordinamenti regionali e di costituirne di nuovi dove ancora non presenti o aggregati, cosi come sono state sollecitate e proposte altre commissioni e gruppi di lavoro. Espressione di un impegno diretto dentro l’associazione, di tempo e professionalità messe a disposizione per agire concretamente nella e per la comunità museale, un modo diverso di agire rispetto alla semplice enunciazione, dichiarazione od opinione.  
 
A tal proposito, come stanno cambiando le professionalità museali dentro e fuori ICOM Italia? Quali sono le priorità strategiche cui guardate?
Le professionalità museali sono cambiate ovunque proprio in relazione alle grandi trasformazioni dei musei. La prima definizione di ICOM si concerneva collezioni e raccolte di oggetti, oggi il riferimento è a istituti museali al servizio della società e del suo sviluppo. Le funzioni sociali dei musei impongono un’evoluzione delle professioni superando le tradizionali barriere disciplinari per operare in una più ampia visione di patrimonio culturale e in un approccio interdisciplinare nella complessa macchina museale.  Ciò non vuol dire rendere superficiale la formazione e banalizzare le attività dei musei, ma evitare che la visione specialistica non si misuri con l’esigenza che le professioni garantiscano la conoscenza, salvaguardia, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale contemperando la piena accessibilità con la responsabilità di trasmissione alle generazioni future. Nella consapevolezza, non dimentichiamo, che tale responsabilità implica una valutazione di ciò che si rischia di perdere ma anche il peso di ciò che si consegna al futuro.  
La revisione della Carta delle professioni di ICOM Italia era naturale alla luce non solo della Riforma del MiBACT, ma dall’urgenza di ragionare in termini di sostenibilità culturale ed economica degli istituti di cultura in una logica di rete e sistema che consideri e prenda atto della necessità di alcune professionalità trasversali, più o meno nuove, come ad esempio il comunicatore, l’esperto in pratiche etiche di fundraising, o l’operatore in ambiente digitale, per un concreto sviluppo culturale in un’ottica di lungo periodo e con un impatto sistemico, così come avviene nelle migliori esperienze internazionali.
 
In un momento di profonda revisione non solo della ONG nella sua rappresentanza nazionale, ma di re-evolution dell'intero comparto culturale e museale non solo italiano, di mutamenti radicali, organizzativi e professionali, in cui ci si sta sempre più interrogando su missioni e sostenibilità - sia di senso che economica - quale ruolo può (dovrebbe) avere ICOM Italia nel dibattito sul futuro dei musei “affinché i nostri musei siano sempre di più … istituti al servizio della società e del suo sviluppo” ?
ICOM Italia ha avviato rapporti di partenariato fondati sulla qualità e l’etica del servizio con enti di ricerca e privati (istituzioni e aziende) coinvolgendoli in attività di ricerca, sperimentazione, aggiornamento professionale, divulgazione nel settore museale. Un modo per contribuire allo sviluppo dei contenuti e delle pratiche museali in una sempre più ambita e imprescindibile sostenibilità culturale. ICOM Italia potrà contribuire indirizzando le politiche culturali nazionali ad una visione internazionale di standard, superando definitivamente l’atteggiamento di ripiego puramente conservativo ed espositivo che ha caratterizzato molti musei negli anni passati.
 
ICOM Italia, nel suo ruolo di rappresentanza istituzionale, può quindi divenire il punto di riferimento, o meglio, il punto di contatto tra le realtà museali e il territorio, laddove altre istituzioni fatichino ad arrivare?
Attraverso i coordinamenti regionali ICOM Italia ha operato ed opera per essere un elemento di aggregazione tra musei e di connessione con i territori. L’esperienza di lavoro sul tema di Musei e Paesaggi Culturali dopo l’iniziale fase di puro censimento, grazie al lavoro dei Coordinamenti ha sviluppato capacità progettuali, spesso attivando una strategia culturale dei musei nel territorio e suoi operatori. In molte regioni i Coordinamenti si pongono con azioni territoriali propositive rispetto alle “affaticate” istituzioni locali, anche in ambito MAB con archivi e biblioteche.
 
ICOM Italia per una “rete dei musei”, quindi. In quest'ottica connettiva di sensibilizzazione e coinvolgimento attivo, quali sono i progetti messi in atto? E quelli in cantiere?
ICOM è un network internazionale di istituzioni e professionisti. Rete come sistema di relazione da coinvolgere nello svolgimento delle attività museali. L’iniziativa “Adotta un Museo” avviata per sostenere musei e territori colpiti dal Sisma, in pieno spirito di cooperazione, ha messo in atto azioni mirate per il potenziamento culturale degli istituti colpiti. Una modalità di coinvolgimento diretto inedita che pensiamo di metter in atto ogni qualvolta un museo sia in crisi.
 
Il 2018 è stato nominato l'anno europeo del patrimonio, cos'ha in serbo ICOM Italia in merito? Quali progetti avete previsto?
Nello stile di ICOM Italia proseguiremo con degli accordi che portino ad agire concretamente. In questi giorni si stanno consolidando alleanze operative con molte istituzioni e associazioni per intervenire con attività di educazione permanente sul tema del patrimonio. Con Il MiBACT, con il quale è stata avviata una collaborazione con la Direzione Generale  Musei in occasione della Giornata Internazionale e la Festa dei musei, svilupperemo delle azioni congiunte. Così come in occasione della recente costituzione del GL Alternanza Scuola Lavoro, un fronte che vede attivi molti musei in diverse regioni, verranno attivate specifiche progettualità dedicate all’idea della “cura” come rigenerazione culturale dei patrimoni.
 
Come sta mutando il “contatto”, ovvero la percezione e la comunicazione degli istituti di cultura da e per visitatori e stakeholder,
L’indagine ISTAT del 2015 ci ha fornito una rilevazione che ha dell’incredibile: oltre il 68 % della popolazione sembra non abbia mai frequentato un museo.
Numeri che ci inducono a riflettere, non solo per ciò che attiene il potenziale mercato, ma sull’offerta reale dei nostri servizi culturali in rapporto alla missione propria dei musei nella società e allo spettro di esigenze che caratterizza la domanda. I cosiddetti pubblici e i tanto ambiti non pubblici pongono numerose questioni relative alle funzioni di studio e ricerca, di comunicazione e divulgazione ed alle finalità di educazione e diletto a fronte delle potenzialità dell’ambiente digitale nella fruizione dei contenuti e nello sviluppo di linguaggi comunicativi diversi. E proprio nella volontà di premiare l’impegno in tal senso di molte realtà, abbiamo ritenuto importante rilanciare il Premio ICOM assegnandolo nel 2017 al museo più attrattivo e innovativo nel rapporto col pubblico.
 
È un momento complesso, di cambiamento generale dei rapporti tra interlocutori istituzionali, ma colmo di opportunità, con nuovi modelli di governance. Possono esserci però vuoti. Come potrebbe svolgersi una concreta riorganizzazione del comparto museale nazionale verso la realizzazione di un tanto auspicato “sistema”? Che contributo potrebbe dare ICOM Italia in questo senso?
Nonostante i risultati referendari del 2016, lo spirito di sussidiarietà è al tramonto a favore di un centro forte ma non è ancora chiaro se questo debba agire in una visione piramidale o in una logica di decentramento in accordo con gli enti locali. Gli eventi sismici sembrano aver espresso l’implicito orientamento, eppure la dimensione sovranazionale chiede una maggiore attenzione al ruolo delle comunità e all’attivazione di politiche non solo culturali, ma di governo, partecipate.
Il sistema museale è lo strumento per far si che i musei svolgano al meglio le proprie funzioni contribuendo alla rigenerazione culturale della società contemporanea a partire dai propri luoghi di vita. L’apertura dei musei al territorio consente di coinvolgere le comunità in un diverso rapporto con il patrimonio culturale, ed i problemi gestionali dei musei all’interno di un sistema nazionale andrebbero relazionati anche al ruolo che i nostri istituti possano avere rispetto alla salvaguardia dei paesaggi culturali.
 Il “Museo presidio di tutela attiva” proposto da ICOM Italia è il possibile strumento per arrivare a questo e a ciò che la Convenzione di Faro definisce come processo continuo di definizione e di gestione dell’eredità culturale. In quest’ottica i musei posso contribuire a definire un nuovo modello di tutela fondato sulla cooperazione tra pubblico e privato superando l’approccio puntuale dei beni per aprirsi ai luoghi. Superare l’impasse tra tutela e valorizzazione, tra volontà di cristallizzare il passato o di proiettarlo nel futuro. Il tema è il senso del passato nella contemporaneità.
 
Qualche considerazione sulla riforma Franceschini?
La Riforma Franceschini è il risultato di anni di sollecitazioni costanti per il cambiamento del sistema culturale italiano in enorme affanno, e in alcuni casi in lenta agonia. Oggetto di numerose commissioni del passato, non ultima quella Bray, il Ministro Franceschini ha avuto il merito, o il demerito per alcuni, di accelerare il processo.
Il mancato coraggio nel far sì che gli atti d’indirizzo sugli standard museali fossero imposti come legge ha permesso che lo Stato spesso dimenticasse di attuarli nei propri musei, e che le Regioni, in virtù del concetto di concorrenza legislativa, si autoregolamentassero. Come risultato, siamo in un’assurda situazione a macchia di leopardo, con alcune regioni molto impegnate e altre che mai hanno affrontato la questione pur erogando consistenti fondi dedicati ad investimenti, purtroppo sempre di tipo strutturale e non gestionale, perseguendo una bulimica realizzazione di musei o pseudo tali, in cui poco ci si è preoccupati dell’efficienza della gestione e della qualità dei servizi culturali offerti.
Oltre le letture politiche, entrando nel merito tecnico la riforma ha introdotto il concetto di autonomia scientifica dei musei e la nascita di un Sistema Museale Nazionale fondato sull’adesione volontaria di tutti i musei a un sistema di accreditamento concesso sull’accertamento di requisiti minimi di qualità. Secondo la proposta concordata avverrà nelle stesse modalità in ogni regione dal nord al sud, comprese le regioni a statuto speciale, senza distinzioni correlate alla tipologia d’istituzione. Tutto ciò aderisce perfettamente ai principi del Codice Etico di ICOM. Il problema non può quindi essere l’articolazione ma i modi con i quali si è operato considerando, o trascurando, le evidenti complessità applicative.
La difficoltà nel caso dei musei statali è la relatività dell’autonomia se gli stessi sono visti ancora come uffici della pubblica amministrazione. Il tema delle risorse umane, qui, non è da riferirsi esclusivamente alla selezione dei direttori, ma anche al modo con il quale sono state reclutate tutte le figure professionali impegnate per svolgere la missione del museo con organigrammi costruiti non sulla base delle esigenze, senza quindi specifiche competenze e conoscenze. L’operazione è avvenuta su base puramente numerica e rispetto alle volontà del personale del Mibact. Probabilmente non era possibile fare altrimenti, ma tutto ciò richiede una pronta azione sul fronte dell’aggiornamento professionale. La questione è fondamentale per la riforma. Non basta imporre l’articolazione generale se non si investe nel personale, nella sua preparazione, motivazione e capacità di agire nel museo in quanto istituto.
 
Quali saranno le sfide che ICOM Italia dovrà affrontare nei prossimi anni, anche alla luce delle riforme più recenti?
ICOM Italia lavorerà per contribuire alla nuova stagione dei musei italiani. Perché il processo di riforma dei musei in Italia avvenga sviluppando una quanto mai necessaria cultura di gestione dei musei allineata sui principi ed esperienze internazionali. Per valorizzare rapporti e ruoli che i musei possono avere nella rigenerazione culturale dei nostri paesaggi anche in rapporto all’imprescindibile attività di salvaguardia attraverso una nuova cultura della sicurezza. Per un diverso approccio nei confronti del patrimonio culturale, non più oggetto di letture disciplinari, ma consapevole percezione di nessi e narrazioni congiunte.
Perché il museo è il luogo degli interrogativi, della costruzione del pensiero critico delle comunità. E’ il luogo dell’azione.
 

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