Gli stati generali hanno saldato la cultura allo sviluppo, ora, per andare verso il welfare culturale si attendono le amministrazioni locali e la scuola
Gli stati generali della cultura sono tornati a Roma il 20 dicembre 2016 per il quinto anno. Nello stesso 20 dicembre Quirino Principe ricorda al mondo della cultura che il Sole 24 ore ripete: vietato stancarsi, un imperativo arduo ma indispensabile per chi ha a cuore la cultura
Il focus di quest'anno era l'Art Bonus che a parere unanime ha dato buoni risultati, ma, sottolinea il moderatore Sebastiano Barisoni, vicedirettore di radio24, può ancora migliorare. Molti mecenati singoli e meno imprese di quanto atteso. Va detto che non sono pochi tremila mecenati e due miliardi di euro smossi dal decreto. Facciamo pace con il cervello, esorta Barison: se il privato investe non bisogna poi meravigliarsi che voglia farsi notare. La formula non è raccolta, è piuttosto quella di un ricco convegno, con una platea piena di studenti che non favorisce il dialogo tra gli addetti ai lavori.
Il Presidente del gruppo editoriale Giorgio Fossa, saluta con soddisfazione la crescente consapevolezza civica riguardo al fatto che arte cultura sono ormai finalmente percepite come sempre più connesse allo sviluppo economico. L'appello-manifesto del Sole 24 ha portato frutti ed è stato raccolto, ma non si deve dimenticare, secondo Fossa, che il privato deve essere complementare alla funzione pubblica, non supplente. Riguardo all’Art Bonus egli auspica la defiscalizzazione totale degli investimenti privati sulla cultura. Armando Massarenti direttore dell'inserto La Domenica lancia con un video una retrospettiva dell'iniziativa 'Un manifesto per la cultura' e dei suoi cinque punti nodali: la costituente, la visione di lungo periodo, la cooperazione più stretta tra i ministeri chiave, la più attenta valutazione di istruzione e pratiche artistiche, il rapporto pubblico-provato. Egli traccia un bilancio positivo grazie all' Art Bonus, al nuovo concetto sistematico dei musei, alla rinascita di Milano e Torino e alla nomina di Elena Cattani e Renzo Piano a senatori a vita. Resta ancora molto da fare, a suo avviso, con le amministrazioni locali e con l'istruzione. La strada prosegue con l'impegno per più competenze espressive e disciplina nelle giovani generazioni (l'iniziativa C'è qualcuno che sa leggere?) e per far crescere il pensiero critico diffuso auspicando impresa, pulizia e speranza.
Pierluigi Sacco si dice sicuro che il rapporto tra cultura e sviluppo socioeconomico stia vivendo una nuova stagione con grandi e nuove opportunità per l'Italia e per il suo ecosistema culturale, opportunità legate al nuovo scenario post-brexit, al digitale e alla gamefication incentrata sui beni culturali. Servirebbe all'Italia una regia per le sinergie forti, come quella offerta dalla grande agenzia di innovazione inglese. La nuova sfida riguarda molto il sud e le aree interne del paese, grazie alle quali siamo uno dei paesi più interessanti per l'innovazione dal basso, un esempio per tutti: Favara. È tuttavia importante ricordare, sottolinea Sacco, che innovazione sociale avviene solo se si sanno aspettare i tempi necessari e si ammette di poter fare errori, difatti se si criminalizza l'errore non si innova nulla. I veri scenari economici innovativi non passano dall'ammontare degli sbigliettamenti record dei musei tipo Louvre, ma sui nuovi asset come ad esempio il rapporto tra cultura e salute, specie per la popolazione anziana. Tutto il panel è concorde sul fatto che il sistema scolastico potrebbe fare molto di più per riconoscere come le discipline umanistiche siano fondamentali per favorire i processi innovativi nella società , ma soprattutto nella produzione economica. Sacco racconta i recenti progetti avviati nella repubblica Ceca in tal senso.
Lasciata la ricerca parlano gli assessori comunali alla culturadi Roma e Milano.
Roma fu mai governata, ma solo gestita, afferma il neo vicesindaco Luca Bergamo e in tale scenario di carenza di strategia pubblica l'interesse particulare ha dilagato e il rapporto virtuoso tra pubblico e privato non si è elevato. Bergamo paragona Roma a Parigi, per la sfida dura dell'integrazione sociale delle zone periferiche meno servite dalle istituzioni culturali. Filippo Del Corno per Milano rivendica i risultati degli accordi con i privati stipulati negli scorsi anni, compresi quelli con Leonardo-Finmeccanica sul museo del Novecento. Anche per Milano pesa la sfida per ila partecipazione culturale nelle zone periferiche e sottolinea come l'amministrazione sia impegnata nello spiegare che contrastare la spirale recessiva sociale nei quartieri convenga anche e soprattutto alle imprese. L'idea di coopetizione è stata alla base dei nuovi progetti milanesi, come Bookcity, che ha temperato la competizione tra gli editori per raggiungere una crescita generale del numero dei lettori a vantaggio di tutti.
La presidente di Poste italiane Luisa Todini propone una sinergia con le imprese che hanno comunicazione diretta con i cittadini, come poste ferrovie ed aeroporti. Due mecenati, Trenitalia e Astaldi avanzano due proposte concrete: insegnamento musicale nelle scuole e diffusione in Italia l'esperienza vincente della metropolitana dell'arte di Napoli.
Il presidente dell'accademia nazionale Santa Cecilia racconta la storia d’impegno per un idea di musica come elemento di comunità mentre per le fondazioni lirico sinfoniche si spende il presidente di ANFOLS, per dire che le 14 fondazioni hanno ora i bilanci in ordine. Gli enti lirici con l'opera aumentano sensibilmente gli incassi, anche grazie alle giovani generazioni che, secondo Carlo Fuertes, forse apprezzano un’esperienza immaginifica che non risente del digitale.
Guido Guerzoni pone l'accento sule possibilità di coprogettazione dei privati finanziatori e sul ruolo di supplenza che per decenni hanno avuto i privati nel sostegno alla produzione artistica contemporanea, Severino Salvemini evoca l’immagine di cuore e anima culturale ed artistica quale valore aggiunto per le produzioni industriali realmente innovative e per tale ragione ritiene che le imprese “dovrebbero andare dove ci sono gli artisti”.
Il direttore del Sole 24ore Roberto Napoletano racconta che nel 2014 la redazione discuteva se continuare a fare gli stati generali della cultura, delusa perché non succedeva nulla e poi quasi a sorpresa è arrivato l'Art Bonus con l'avvento del Ministro Franceschini e si è verificato il rientro dei creativi a Milano.
Tocca al ministro infine elencare i passi svolti come, da ultimo, il rialzo del bilancio culturale e la nuova legge sul cinema. Alla domanda ricorrente se sia possibile allargare lo spettro di intervento dell'Art Bonus, ora già esteso ai beni ecclesiastici nelle località terremotate, risponde che l'allargamento impegna l’erario e il tema di estenderlo agli eventi diversi da quelli di musei, teatri di tradizione e enti lirici comporterebbe un costo molto forte. Si deve necessariamente valutare una gradualità e cita quale prossimo passo possibile quello a favore del settore della prosa. L'idea sulla quale vorrebbe lavorare è quella dell'investimento nei talenti, nel contemporaneo, nella formazione dei giovani artisti, come avveniva nel Rinascimento. Per gli enti lirici è stata introdotto dalla, legge finanziaria un nuovo budget aggiuntivo al Fus che avvia la fine del pagare a pié di lista a favore del finanziamento proporzionato alle risorse private che ciascun ente riesce a raccogliere. Franceschini si dice convinto che i nuovi musei statali finalmente più autonomi, le domeniche gratuite, i film a due euro, il Bonus ai diciottenni stanno restituendo dati molto confortanti.
L'ultima domanda è per i comuni e le regioni: cosa può aiutare gli amministratori seri ed onesti a rilanciare la cultura? Il ministro dopo il riavvio di Torino e Milano si augura e crede in Napoli, che potrebbe diventare una capitale del turismo mondiale. Applausi, anche da chi scrive.
Ho quindi sentito parlare un ministro con passione e competenza e di questo il merito va quindi anche al ministero che evidentemente ha saputo coinvolgere il politico negli approfondimenti e in moltissime scelte. La collaborazione tra amministrazione e il politico non è cosa scontata.
Il mio punto di vista, con lo sguardo periferico dalla lontana Bolzano, può essere simile a quello di tante realtà della provincia italiana che hanno sviluppato piccoli ma avanzati sistemi di eccellenza. A Bolzano con l'assessore Christian Tommasini l'appello all'interconnessione tra ambiti di intervento ha da anni concretizzazione nell'impegno verso un welfare allargato, verso un concetto di sostegno alla cultura che entri nel percorso quotidiano dei cittadini di ogni strato sociale,specie nelle periferie urbane, come fosse un'esigenza di welfare. La welfarizzazione della cultura la decliniamo dopo anni di approfondimenti su cultura e salute soprattutto insieme alla scuola ,alle politiche per l'edilizia agevolata e a quelle per l'occupazione giovanile, riassunte dalla dizione CASA SCUOLA CULTURA.
E’ molto condivisibile l’esortazione unanimemente emersa a fare di più rivolta a certe amministrazioni locali ancora ferme a logiche di ritorni in breve periodo, ai mostrifici ed ai finanziamenti a pioggia. Sullo scarso coraggio ad innovare di certe amministrazioni locali pesa il difficile e per nulla studiato rapporto tra politiche culturali innovative ed avanzate e consenso elettorale e pesa il vociare di chi ad livello mediatico o giudiziario si improvvisa economista della cultura proponendo ricorrentemente solo il dibattito sterile spreco/non spreco o sventolando urgenza di finanziamenti perché “piaciamo tanto alla ggente. Dobbiamo chiudere questo resoconto e queste riflessioni con il “vietato arrendersi” di Quirino Principe.
Antonio Lampis è Direttore dell ripartizione cultura italiana della provincia di Bolzano