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Giorgio Vasari, la Crocifissione del Carmine salvata ancora una volta grazie all’Ente Cassa di Risparmio di Firenze

  • Pubblicato il: 04/05/2012 - 09:14
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Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Stefano Luppi
Crocifissione con la Madonna San Giovanni Evangelista e Maria Maddalena

Firenze. Un capolavoro di Giorgio Vasari (1511-1574), la Crocifissione con la Madonna San Giovanni Evangelista e Maria Maddalena (eseguita nel 1562-63), rientra nella sua sede alla Basilica di Santa Maria del Carmine dopo un complesso restauro durato 5 mesi e finanziato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Il grande dipinto va dunque nella cosiddetta Cappella del Crocifisso, un tempo della famiglia Botti, dopo il periodo trascorso nella sede dell’ente di origine bancaria, in via Bufalini, trasformata per l’occasione in laboratorio di lavoro dal direttore dell’intervento, Daniele Rapino della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale fiorentini e dalla restauratrice Laura Caria che ha operato sull’opera dall’ottobre scorso alla fine di marzo. Il costo complessivo dell’intervento è stato di 25.000 euro, finanziati per 2/3 dall’Ente Cassa e per 1/3 dal Polo Museale con sponsor tecnico la «Ditta Dafne» di Luciano Volpi. Si è trattato, hanno spiegato i responsabili, di un’operazione particolarmente delicata, iniziata con l’analisi di piccoli prelievi non invasivi effettuati sulla pittura: ciò ha permesso di individuare le componenti materiche e di degrado, attività necessaria prima di sottoporre la tavola a un trattamento anossico di disinfestazione dai tarli. La successiva pulitura ha comportato l’eliminazione degli strati di nerofumo e di polveri depositatisi nel tempo che offuscavano il dipinto conservato in chiesa, nonché l’eliminazione delle vecchie vernici ossidate frutto di altri interventi di manutenzione. L’opera è molto importante all’interno del catalogo dei dipinti di Vasari. Si tratta di un olio su tavola citato dallo stesso artista nei sui «Ricordi», realizzato, scrive, «di mia mano nella cappella di Matteo, e di Simone Botti miei amicissimi» nella cappella ex Botti (nel 1619 l’ultimo erede della famiglia nominò erede universale il granduca di Toscana Cosimo II) dove tuttora si conserva. La tavola era corredata di una predella  raffigurante la Natività e di un dossale, purtroppo perduti. L’altare della cappella cosiddetta del Crocifisso venne progettato da Vasari stesso nel 1561 nell’ambito dei progetti di rinnovamento chiesastico promosso dal duca Cosimo de’ Medici in molte chiese fiorentine. Nel 1771 un violento incendio, scatenatosi durante i lavori per la realizzazione di un soffitto ligneo intagliato, distrusse buona parte della chiesa e degli arredi, ma per fortuna l’opera venne staccata dal muro e dunque salvata dalle fiamme.
Il dipinto segue la tradizione iconografica della Crocifissione risalente al Medioevo e rappresenta un precoce esempio di pittura controriformata, evidente nella composizione semplice ed equilibrata, accentuata dal tono pietistico che trasmette un senso di dolore profondo, ma composto. L’ente ex bancario fiorentino dall’anno scorso sta partecipando a una serie si iniziative legate alle celebrazioni per il quinto centenario della nascita del grande maestro aretino: oltre a quanto detto lo scorso anno c’è stato il prestito di due opere di Vasari, appartenenti alla collezione della fondazione, per la mostra sul maestro che venne allestita nelle sale espositive del Museo Diocesano di Arezzo, oltre al restauro degli affreschi di Casa Vasari a Firenze che, per la prima volta, è stata aperta al pubblico. Il rientro della tavola è stata presentato nei giorni scorsi nel corso di una conferenza stampa dal Direttore generale dell’Ente Cassa di Risparmio Renato Gordini, dalla soprintendente del Polo Museale della città di Firenze Cristina Acidini, dal priore della Comunità del Carmine padre Raffaele Duranti e da Daniele Rapino. In questa occasione è stata anche presentata una pubblicazione sulla manutenzione, edita da Polistampa, con testi di Daniele Rapino, Alessandro Cecchi, Laura Caria. Nel corso dell’incontro il priore ha lanciato un appello alle istituzioni perché contribuiscano, come ha già fatto l’Ente Cassa, al recupero anche delle altre tre tele importanti della basilica che si sono salvate dall’incendio del 1771 e sono opera di Bernardino Poccetti Poccetti, Giovanni Maria Butteri e Bernardino Monaldi.

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