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Fondazione Carisbo e Genus Bononiae portano a Bologna i capolavori bolognesi dei Musei Capitolini

  • Pubblicato il: 05/12/2015 - 12:15
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Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Roberta Bolelli

Oltre trenta opere, tutte provenienti dalla Sala bolognese della Pinacoteca Capitolina, all’interno dei Musei Capitolini di Roma, sono ospitate ed esposte dal 5 dicembre 2015 al 13 marzo 2016 a Bologna, nelle sale di Palazzo Fava - una delle suggestive sedi di Genus Bononiae.Musei nella Città – nella Mostra Guido Reni e i Carracci. Un atteso ritorno. Capolavori bolognesi dai Musei Capitolini. Patrocinata dal Pontificio Consiglio della Cultura presieduto dal Cardinal Ravasi, è curata da Sergio Guarino, Curatore Storico dell’Arte della Pinacoteca Capitolina, allestita da Sergio Bettini, con la supervisione di un Comitato Scientifico di assoluto prestigio: oltre a Guarino, Andrea Emiliani, Patrizia Masini, Angelo Mazza e Claudio Strinati.
Tornano a Bologna, dove sono stati pensati e realizzati tra la fine del ‘500 e i primi decenni del ‘600, tutti insieme, capolavori di straordinario valore che hanno segnato un periodo fondamentale nella storia dell’arte pittorica italiana ed europea. Con un abbinamento di particolare suggestione fra le opere esposte e il ciclo di affreschi di Annibale, Agostino e Ludovico Carracci, che corrono lungo le pareti di Palazzo Fava.
La disponibilità di questo importante patrimonio di dipinti bolognesi dei Musei Capitolini deriva oggi dal generoso contributo per l’intervento di restauro – con ripristino del pavimento ligneo dell’ambiente espositivo - della Fondazione CARISBO e dall’idea del Presidente di Genus Bononiae, Fabio Alberto Roversi Monaco, di utilizzare il periodo di chiusura per riportare a Bologna «negli ambienti carracceschi di Palazzo Fava l’intero nucleo dei dipinti della Sala bolognese, che per la durata dei lavori di restauro della sala sarebbero stati sottratti al pubblico dei Musei Capitolini», e, come sottolinea lui stesso, per valorizzare «la nostra storia, quella conosciuta in tutta Italia e anche all’estero. Stiamo facendo un servizio alla città».
Guido Reni (dell’ultimo periodo, «il più significativo» secondo Guarino), Annibale e Ludovico Carracci, Domenichino, Denis Calvaert, Sisto Badalocchio, Francesco Albani sono solo alcuni degli autori dei capolavori in esposizione. Maestri protagonisti di una stagione particolare – la fine del XVI e la prima metà del XVII secolo – in cui si rafforzano e sviluppano i legami politici, culturali e artistici tra Bologna e Roma, dove la scuola pittorica bolognese trova il favore di mecenati e committenti di assoluto rilievo e altissimo livello.
Ricorda infatti il Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce che «il folto gruppo dei dipinti bolognesi della Pinacoteca Capitolina – fondata alla metà del Settecento da papa Benedetto XIV Lambertini, originario della città emiliana – deriva principalmente dalla acquisizione della collezione del cardinale Giulio Sacchetti, presente a Bologna nel triennio 1637-1640 in qualità di Legato pontificio. Opere mai ritornate tutte insieme nella città dove erano state realizzate»
La Mostra è accompagnata da una ricca dotazione documentale e multimediale: un Catalogo realizzato da Bononia University Press e Nota Bene Company (che partecipa anche all’organizzazione della rassegna; un ampio documentario dedicato al Seicento bolognese a Roma, girato sia in Campidoglio sia a Bologna tra Palazzo Fava e la Pinacoteca Nazionale; una guida (con visite e tours speciali) ai percorsi nei luoghi del Seicento bolognese, dalle diverse sedi di Genus Bononiae fino alla Pinacoteca bolognese.
Il tutto per rappresentare, come ha efficacemente sintetizzato Andrea Emiliani, la «Bologna grande capitale dell’arte e della cultura barocca» che ha trovato particolare espressione nelle opere dei Carracci. Le cui suggestioni sono state richiamate, ricordando anche la visita alla Galleria Carracci di Palazzo Farnese appena restaurata, da Claudio Strinati nel suo messaggio di saluto «tre secoli buoni prima di Beethoven, il maestro Annibale e suo fratello Agostino hanno concepito e formulato un “Inno alla Gioia” che è rimasto normativo per il futuro fino ad oggi».

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