Cultura e patrimonio culturale: come valutare gli impatti sul territorio
Roma. Il 13 e 14 ottobre si è svolto il Convegno «Misurare gli impatti della valorizzazione del patrimonio culturale» che ha invitato a riflettere sul ruolo della cultura nei processi di sviluppo e sulla possibilità di misurare i fenomeni ad essa connessi attraverso strumenti dedicati.
L’evento, organizzato dalla Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, in collaborazione con la Fondazione Fitzcarraldo nell’ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, si concentra su un tema trasversale ai diversi settori che genera quindi dirette implicazioni sulle politiche culturali e territoriali.
Le tre sessioni del convegno identificano in tre keywords gli elementi essenziali di questo tema e, attraverso tre azioni ad esse collegate, sollecitano un dibattito che parte da considerazioni scientifiche per poi declinarsi in elementi operativi applicabili al territorio.
Valori, impatti e sfide future sono i tre temi dai quali partire attraverso azioni concrete da articolare attraverso la possibilità di confrontarsi, di trovare metriche per misurare gli impatti e di avviare processi virtuosi per valorizzare il patrimonio culturale.
Il convegno, attraverso il confronto tra vari paesi europei e realtà accademiche, inizia proprio dalla definizione di valore. Questo argomento è abbastanza dibattuto dalla letteratura scientifica sia in termini di valutazione economica legata al patrimonio e alla sua fruizione in relazione alle preferenze dei visitatori nell’intraprendere un’esperienza ricreativa (Gasca, 2011; Mazzanti, 2003; Sirchia, 2000); sia a livello delle sue componenti valoriali che ne definiscono il valore economico totale (Mazzanti, 2003); sia come ricadute economiche e sociali di un museo o di un evento culturale sul territorio (Fondazione Fitzcarraldo, 2012).
In prima battuta Pier Luigi Sacco (Università IULM) fa una riflessione sul fatto che la cultura in tutte le dimensioni sia sempre più integrata nel nostro vivere quotidiano, e che ci sia un legame molto forte tra il livello di partecipazione culturale attiva delle persone e la capacità della cultura di generare valore economico e sociale (Montenegro, 2014). Inoltre le nuove modalità di fruizione dei contenuti attraverso il web portano a parlare di Cultura 3.0 come modello emergente di organizzazione della produzione e della disseminazione dei contenuti culturali, che si distingue per la crescente smaterializzazione della frontiera tra chi produce cultura e chi ne fruisce. In questo processo è poi fondamentale il passaggio dalla partecipazione individuale ad una comunità di pratica come condivisione di modelli di fruizione attraverso una narrazione collettiva che si sviluppa grazie ai social network e in cui chi produce il patrimonio è interscambiabile con chi lo fruisce.
Cultura non è solo racconto e condivisione attraverso il web, ma anche e soprattutto benessere. La letteratura (Grossi et al., 2013) infatti ci conferma che a livelli elevati di consumo culturale nelle sue diverse espressioni si associano elevati valori di benessere psicologico percepito come potenziali determinanti del benessere.
La cultura non è quindi più solo impiego del tempo libero, ma fattore fondamentale della nostra vita in una realtà in cui diviene possibile immaginare un welfare culturale, un'arena sociale nella quale si costruiscono opportunità di «buona vita» (Sacco, 2011) e in cui si riprendono concetti come la sostenibilità, la coesione sociale e la qualità della vita.
Il convegno affronta inoltre il nodo della misurazione degli impatti prodotti dagli interventi sul patrimonio culturale e dello sviluppo di idonei indicatori che ne consentano una rilevazione il più possibile concreta e confrontabile tra diverse realtà.
Solo così la cultura può essere generatrice di valore che, secondo Xavier Greffe (Université de Paris 1 Panthéon-Sorbonne), può avvenire nell’incontro tra cittadini e patrimonio. Secondo il professore francese, infatti, i valori fondanti dei beni culturali si ritrovano in tre parole chiave:métadonnées, lien soucieux e services récréatifs.
I primi lo definiscono nelle sue diverse componenti e lo descrivono; le reti sociali lo posizionano in un territorio non solo fisico ma ricco di relazioni, di storie e di tradizioni, e i servizi lo rendono fruibile declinandolo in diverse tipologie di turismo culturale.
Il valore del bene culturale dipende però anche dalla sua contestualizzazione nel territorio ed esiste quindi uno stretto collegamento tra lo sviluppo della cultura e il contesto sociale ed economico di riferimento.
La cultura, se intesa come elemento costitutivo di un territorio, può rappresentare un fattore determinante per lo sviluppo e, allo stesso tempo, le scelte economiche ed imprenditoriali volte alla tutela e valorizzazione dei beni possono diventare strumentali per la salvaguardia e la diffusione della conoscenza e della cultura (University of Macerata, 2011).
In questo contesto non devono essere al centro delle politiche solo quei beni culturali che godono di un’attenzione internazionale in quanto «must to see», ma anche gli elementi che compongono quel patrimonio diffuso che è spesso sfida concreta delle politiche di valorizzazione, come osserva Luca Dal Pozzolo (Osservatorio Culturale del Piemonte). Il valore dovrebbe quindi esserereinventato e attualizzato per i bisogni della società civile in un ciclo di vita che fa lo fa rivivere partendo dalla comunità e dal territorio e non viceversa. Si ritrova così la «triade» «mise en offre», «mise en culture» e «mise en turisme» che Dal Pozzolo ha ricordato in una recente intervista al Giornale delle Fondazioni. Il patrimonio va conservato e reso accessibile nell’offerta di un territorio; interpretato e corredato di elementi che lo integrino in un panorama culturale; posizionato all’interno delle filiere di offerta turistica e coordinato con i servizi che sostengono la permanenza e il turismo in un luogo.
Proprio sulla domanda bisognerà quindi lavorare anche per migliorare la percezione dei visitatori attraverso attività di coinvolgimento e di partecipazione – che in Italia si configurano in bassissime percentuali, come sottolinea Annalisa Cicerchia (Università di Roma Tor Vergata).
Tutte queste considerazioni creano il giusto trai d’union con le misurazioni degli impatti per i quali bisognerebbe riuscire ad andare oltre gli output cercando di leggere i risultati con il processo di trasformazione e i fenomeni che li hanno causati, come ha ricordato Alessandro Bollo (Fondazione Fitzcarraldo) introducendo la sessione pomeridiana del convegno che affronterà nello specifico i possibili strumenti operativi per la misurazione degli impatti.
Bibliografia essenziale
E. Gasca (2011), Turismo e valutazione economica: quale comportamento di spesa del turista culturale?, in «Rivista di Scienze del Turismo», anno II, n. 3 Sett. – Dic 2011, pp. 105 – 113
R. Grossi, P. L. Sacco, Cultura e Benessere Soggettivo Individuale: un ruolo centrale. Disponibile on line: http://www.geragogia.net/editoriali/cultura-benessere.html
M. Mazzanti (2003), Metodi e strumenti di analisi per la valutazione economica del patrimonio culturale, Franco Angeli s.r.l., Milano.
P.L. Sacco (2011), La Responsabilità della Cultura per una Società Sostenibile.
G. Sirchia (2000), La valutazione economica dei beni culturali, Carocci Editore, Roma.
University of Macerata (2011), Il valore culturale, in «Studies on the Value of Cultural Heritage», Vol. 2, eum edizioni università di macerata, Macerata.
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