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Com’è fragile la mia cupola

  • Pubblicato il: 19/07/2013 - 20:45
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FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Tina Lepri
Una delle catene che sorreggono la cupola di Santa Maria dell’Umiltà a Pistoia

Pistoia. Giorgio Vasari lo sapeva: era nata fragile la «cupola gigante» della Basilica di Santa Maria dell’Umiltà, tesoro rinascimentale di Pistoia che lui stesso aveva edificato verso il 1560 per conto di Cosimo I de Medici. Seconda per grandezza tra le cupole toscane, superata soltanto da quella fiorentina di Brunelleschi costruita quasi un secolo prima, scontava la struttura inadeguata della chiesa quattrocentesca sulla quale si innalzava, progettata da Giuliano da Sangallo e realizzata da un architetto locale, Ventura Vitoni. Non è stata dunque una sorpresa nel 2007 constatare che aveva urgente bisogno di essere consolidata e restaurata: il dissesto era evidente, grave il rischio di collasso, da tempo c’era una «preoccupante caduta di materiali lapidei» anche all’interno della chiesa. I complessi lavori iniziati nel 2008 verranno completati entro l’estate: chiesa e cupola saranno messi in sicurezza. Nelle seconda edizione delle Vite Vasari aveva registrato che la cupola «a tutto sesto e a doppia calotta» di enormi dimensioni (50 braccia fiorentine, circa 29 metri di diametro interno), appoggiata sulle strutture murarie «indebolite» e «senza spalle» di Vitoni, aveva provocato quasi subito lesioni nelle vele e nei costoloni.
La cupola è peraltro sormontata da una lanterna, l’elemento più precario del complesso. Pochi anni dopo la conclusione dei lavori, negli anni Ottanta del Cinquecento, il crollo venne evitato dagli interventi di Bartolomeo Ammannati. Insomma per secoli la cupola è stata salvata dalle robuste cerchiature e catene, una sorta di corona di ferro voluta da Vasari per sorreggerla.
«Gli ultimi interventi eseguiti da Albino Secchi nel 1960 ci hanno consegnato la cupola vasariana cinta da ben sette catene poste in estradosso», spiega l’architetto Valerio Tesi della Soprintendenza di Firenze, Pistoia e Prato che dirige il restauro. «Abbiamo stabilito con certezza, anche grazie ai rilievi dell’intero complesso con lo strumento fondamentale del laser-scanner e con le indagini diagnostiche, petrograffche, endoscopiche, termograffche settoriali, ecc., che la stabilità di Basilica e cupola è affidata da sempre proprio alle tante catene e ferri che da Vasari in poi sono state poste in tutta la struttura». Del resto per il consolidamento del complesso sono state necessarie ulteriori cerchiature metalliche tra le volte e il tetto di copertura. Partecipa al progetto Carlo Blasi dell’Università di Parma, uno dei massimi esperti di analisi e consolidamento di cupole. Il restauro costa 3 milioni di euro finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (1,4 milioni), dalla Curia di Pistoia (500mila) e dal Mibac soprattutto con i fondi del Lotto (1,1 milioni). Aggiunge l’architetto Tesi: «Sarà necessario un sistema di monitoraggio che consenta di leggere e interpretare nel tempo il “respiro” della grande cupola».

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da Il Giornale dell'Arte numero 333, luglio 2013