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Bella davvero

  • Pubblicato il: 15/09/2015 - 09:29
Autore/i: 
Rubrica: 
PAESAGGI
Articolo a cura di: 
Andrea Archinà

Un viaggio emozionale per l’Italia tra occasioni sprecate ed esempi di valorizzazione sostenibile

Dal 4 luglio, tutti i sabati e le domeniche, su Radio 2 va in onda «Bella Davvero» un viaggio alla scoperta del Bel Paese in cui ogni puntata è caratterizzata da un’emozione: dallo stupore che si prova di fronte alle bellezze storico artistiche di cui l’Italia è costellata, alla lentezza da dedicare alla scoperta di un paesaggio variegato, fino all’indignazione e alla rabbia che nascono nel constatare come il grande patrimonio nazionale sia spesso tristemente trascurato o non valorizzato a sufficienza. A condurre il programma lo storico dell’arte Costantino D’Orazio e Emilio Casalini fotoreporter e giornalista RAI della trasmissione Report, vincitore di numerosi riconoscimenti tra cui, nel 2010 il Premio Enzo Baldoni e nel 2012, il premio Ilaria Alpi. Oltre alle inchieste televisive è autore del libro «Fondata sulla Bellezza», (per ora solo in formato ebook scaricabile da Amazon) un caleidoscopio di stranezze e paradossi che evidenziano come, nonostante grandi eccellenze e piccoli tentativi di rinascita, l’Italia non abbia ancora compreso pienamente quali siano le sue risorse più preziose per superare la sua crisi, economica e culturale.
 
 

Nel vasto panorama dei palinsesti radiofonici genearalisti o totalmente incentrati sulla musica,  capita raramente di imbattersi in un programma che parli di arte e di cultura. Da dove nasce l’idea di raccontare l’Italia e il suo patrimonio storico artistico?
Il programma radiofonico vuole essere un po’ la trasposizione del libro nato dalla volontà di capire come mai una vera e propria valorizzazione dell’Italia non riesce mai a realizzarsi pienamente. È ormai diventato un mantra costante quello che vede superabile la crisi economica grazie alla valorizzazione del nostro immenso patrimonio culturale, così come infiniti sono gli articoli che regolarmente vengono pubblicati sulle potenzialità e l’imminente risveglio del nostro Paese in questo senso. Venendo dal mondo dell’inchiesta ho provato ad applicare il metodo che mi è più congeniale per comprendere, e di riflesso comunicare, che ne sia oggi della vocazione culturale e turistica del nostro Paese. Nel programma radiofonico abbiamo raddoppiato le competenze e,  grazie alla visione della cultura portata dallo storico dell'arte Costantino d'Orazio, attraversiamo  l'Italia per scoprire quanto sia bella e a volte perchè non siamo capaci a promuoverla.  Il tutto con un taglio  emozionale.
 
 
 
Proprio per questo ogni puntata è dedicata ad un’emozione che faccia da trait d’union alle singole esperienze che andate a raccontare. Qualche esempio?
Nella puntata dedicata alla purezza c'è la denuncia delle sigarette buttate per terra, ma anche il racconto dell’aria più pura del mondo che sta nel Parco della Sila o quella delle acque di Soverato dove nuotano i cavallucci marini, o ancora la purezza delle montagne, luogo privilegiato dove riuscire a ricontattare sé stessi. Lo stupore ci è servito ad esplorare quei luoghi che ci sorprendono al primo impatto, l’indignazione a descrivere l’abbandono dei borghi medievali arroccati sulle montagne che potrebbero diventare alberghi diffusi, mete privilegiate di un turismo dolce.
Un'altra puntata, ad esempio, è stata dedicata alla narrazione. Siamo sempre stati un popolo di grandi narratori, ma adesso non riusciamo neppure a costruire dei siti internet che promuovano efficacemente il nostro territorio: finanziati con fondi europei in molti casi sono scritti solo in italiano. Non riusciamo a mettere dei cartelli segnalatori lungo le strade, sintomo della noncuranza e della trascuratezza del nostro modo di vivere, la mancata pulizia delle nostre città, non solo Roma, è anche sinonimo dell’incapacità di fare accoglienza turistica.
 
 
 
Insomma una bellezza tradita?
Mentre venti anni fa il sistema approssimativo che avevamo in Italia poteva funzionare, oggi essendo rimasto fermo agli anni ‘80 è assolutamente inadeguato a competere con i concorrenti che nel frattempo si sono evoluti in tutto il Mondo, sia culturalmente che come infrastrutture.
Rimanendo entro i confini nazionali l’Alto Adige è una best-practice su tutte, ma a mano a mano che si scende, specie nel Sud, la situazione si fa molto grave. Il numero di pernottamenti nella provincia di Bolzano è simile a quello di tutto il Lazio compresa Roma. Così come la Sicilia, pur avendo la stessa estensione di coste, ma molto di più da offrire turisticamente rispetto alle isole Canarie, ha 7 milioni e mezzo di pernottamenti a fronte dei 90 milioni dell’arcipelago atlantico. E anche quei territori come la Puglia che appaiono fortemente in testa nei trend delle destinazioni turistiche, in realtà mancano di una vera internazionalizzazione: sono destinazioni frequentate dagli italiani e in periodi concentrati dell’anno.
 
 
 
In Bella davvero però raccontate anche di tante esperienze positive, è un po’ un modo per ispirare il territorio a fare meglio?
E’ un’Italia a due velocità perchè ci sono molte esperienze positive replicabili ovunque. Ci sono le nuove startup, come ad esempio una in Puglia che promuove il territorio in modo innovativo: da un lato raccontando e facendo conoscere il barocco leccese, dall’altro offrendo delle esperienze concrete a contatto con i locali. In una vecchia masseria con l’aiuto della signora Maria ci si può cimentare nel cucinare i piatti della tradizione pugliese. Nelle Marche il turista può raccogliere con le sue mani le olive, portarle alla macina e quindi portare a casa l’olio fatto direttamente con le proprie mani. A tutto questo aggiungiamoci l'infinito patrimonio artistico che in trasmissione ci viene raccontato da Costantino d'Orazio, fonte inesauribile di informazioni e curiosità. Una vera e propria Treccani della cultura in formato radiofonico.
 
 
 
Ma se l’Italia è ricca di questi esempi positivi perché si ha sempre l’impressione che in fondo quasi nulla funzioni? È sempre davvero colpa della politica?
Non possiamo certo nasconderci che il sistema è schizofrenico, bipolare e assolutamente privo di una guida, a causa di una mancanza di visione complessiva di sviluppo negli ultimi quarant’anni. Su come riorganizzare il sistema Italia, non siamo mai andati oltre gli slogan. Anche le iniziative dei singoli ministeri, per quanto benemerite, rischiano di essere inutili se non inserite in un contesto integrato. La stessa scelta di avere, sotto lo stesso ministero, la cultura e il turismo non è adeguata ad un Paese come l'Italia. Abbiamo la più alta concentrazione per metro quadro di beni storico-artistici, ma è talmente complesso gestirla al meglio che aggiungere anche l’organizzazione turistica diventa difficile. Sarebbe forse meglio avere due ministeri distinti e fortemente interconnessi, costretti a lavorare in sinergia.
Questo è solo il primo passo. Il piano di sviluppo dovrebbe essere a condivisione ancora più ampia: la piattaforma governativa di promozione dell’Italia di certo non dovrebbe trascurare l’agricoltura e le eccellenze enogastronomiche, così come pure l’ambiente e la salvaguardia del paesaggio, il ministero delle attività produttive e dei lavori pubblici. Se tutti questi ministeri non integrano le proprie attività in una visione comune che porti ad una piattaforma di sviluppo a lunga gittata, il nostro prodotto sarà sempre deficitario. Sembrano contare di più il centinaio di minatori di una miniera da sempre fallita rispetto alle decine di migliaia che hanno prospettive di crescita.
Poi ci sono le contraddizioni che che la politica deve risolvere. Per fare un esempio: scegliamo il turismo o il petrolio? Perchè trivelle e deflini non vanno molto d'accordo.
 
 
 
Si tratta di una responsabilità grave se si pensa alle grandi opportunità che in Italia si stanno concretizzando a partire dalla congiuntura particolarmente favorevole per lo sviluppo turistico. Dalle grandi politiche nazionali ai piccoli gesti quotidiani le responsabilità sono forse più trasversali?
Siamo nel momento migliore che sia mai capitato e non siamo capaci di approfittarne. La facilità dei trasporti internazionali, la tendenza del turismo attuale e futuro verso offerte ricche di identità e autenticità uniche ci pongono nella migliore delle condizioni sul panorama mondiale. Ma a ben vedere sembra che sia tutto il Paese a non rendersene conto e si continua ad andare avanti ognuno coltivando il proprio piccolo orticello.
Le città confinanti di Formia e Gaeta, ad esempio, fanno promozione turistica separatamente senza citare reciprocamente le attrattive da visitare. Due piccoli comuni, entrambi appoggiati in un piccolo golfo comune, che si fanno la guerra invece che promuoversi insieme: pura follia e anacronismo.
Senza considerare la tendenza, retaggio degli anni ’80 ancora in auge, specie al sud, di voler approfittare del turista. Forse stiamo ancora troppo bene se ci permettiamo di sputare in faccia ai visitatori che arrivano da noi. È un po’ come se che oltre a seri deficit infrastrutturali e alla mancanza di un sistema che racconta adeguatamente la nostra bellezza, avessimo pure dimenticato le buone maniere che dovrebbero essere naturali quando accogliamo qualcuno in casa nostra.
La presunzione poi sta anche nel non capire che la reputation, specie quella che corre sul web, è oggi fondamentale per la promozione turistica. Il fatto di non considerarla è sintomo del fatto che non solo non importa se il turista si è trovato male, ma non è importante neppure che venga.
Quest’anno peraltro assisteremo ad una sorta di doping turistico. Ciò è dettato dal contesto esterno, non certo dall’aumento dei servizi: l’Expo di Milano, la chiusura del mercato turistico del Nord Africa (Tunisia, Marocco, etc.), il problema della Grecia, un’estate incredibilmente calda sin dai suoi inizi ha fatto sì che molto del turismo internazionale si sia riversato sulle coste della Spagna e  dell’Italia. I risultati di fine stagione saranno quindi fortemente positivi, e ci si illuderà che tutto sia risolto, mentre non è proprio così.
 
 
 
Insomma “Bella Davvero” è un programma non solo esplorativo, ma soprattutto fortemente educativo. Bilancio positivo?
Lo scopo è quello di creare coscienza tra gli ascoltatori di quello che funziona e di quello che va migliorato cercando così di instillare motivazione e voglia di invertire la tendenza a partire da esperienze concrete. Costantino d'Orazio ed io raccontiamo la bellezza per creare coscienza e anche orgoglio per quello che abbiamo.
Siamo appena partiti, ma i riscontri sono molto positivi anche se i margini di crescita e soprattutto di racconto sui social sono davvero immensi. La condivisione, il ritorno diretto di esperienze può incentivare molto la comunicazione e condurla là dove realmente il pubblico ha interesse. La parola d’ordine insomma è innovazione culturale applicata a 360°. Solo così l’Italia si riscoprirà finalmente per quello che è sempre stata: semplicemente bella. Davvero.
 
 
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