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Arte Fiera mette l’Est Europa sul piedistallo

  • Pubblicato il: 07/03/2014 - 10:56
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Articolo a cura di: 
Paola Bracke

Bologna. Boris Buden ha recentemente scritto «ciò che chiamiamo Est è un museo della storia a cura dell’Ovest». Ma oggi, nei paesi ex-socialisti, c’è la volontà di uscire da questi musei dove si conserva il passato e di aprire le porte a una nuova storia: per farlo, a volte, basta un segno artistico.

Dopo il grande di successo di Arte Fiera 2014, a Bologna è ancora possibile viverne l’atmosfera attraverso la mostra Il piedistallo vuoto. Fantasmi dall’est Europa, ospitata all’interno del Museo Civico Archeologico: un viaggio che documenta la grande vitalità delle ricerche artistiche dei paesi dell’Est europeo, in un arco temporale che va dal decennio che si conclude con la caduta del Muro di Berlino fino a oggi. L’esposizione nasce dalla partnership che Arte Fiera ha voluto realizzare con alcune tra le più importanti collezioni private italiane: Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Fondazione Nicola Trussardi, Fondazione MorraGreco e Fondazione VideoInsight , le Collezioni Enea Righi, La Gaia,  Maramotti, Unicredit, Gemma Testa, Consolandi,AGI Verona, Cotroneo,  Vittorio Gaddi.
Ma che cos’è il “piedistallo vuoto”? Lo abbiamo chiesto al curatore della mostra Marco Scotini, Direttore del Dipartimento di Arti Visive, Performative e Multimediali NABA: «Il piedistallo vuoto è qualcosa che è sopravvissuto a un passato di cui sono andate perdute le tracce, o al contrario, un monumento che aspetta di essere ancora completato, il segno di una promessa e un’attesa. Di fatto il piedistallo è una struttura destinata a supportare qualcosa e nella storia ha raccolto un alto valore simbolico rispetto alle forme del potere: diciamo pure che è la costante nel tempo rispetto alle variabili che il potere, di volta in volta, assume. Quindi può parlare di qualcosa che abbiamo definitivamente perduto, ma anche di qualcosa che ancora deve essere conquistato. Ciascuno degli artisti in mostra agisce sul tempo, ma anche “contro” il tempo, in favore di un tempo a venire, senza predire, ma lasciando entrare l’ignoto che bussa alla porta.»

Sabato 8 marzo 2014, alle ore 11.00, la mostra ospiterà un momento di confronto e di riflessione sullo stato del mercato dell'arte con particolare attenzione ai grandi Collezionisti privati. Gianfranco Maraniello (Direttore dell’Istituzione Bologna Musei), Marco Scotini e Giorgio Verzotti (Direttore artistico di Arte Fiera) dialogheranno con tre importanti prestatori della mostra: Claudia Consolandi, Giorgio Fasol e Vittorio Gaddi. Come vengono orientate le scelte dei collezionisti oggi? Quanti modi ci sono di essere collezionisti, specialmente in rapporto alle istituzioni pubbliche? E, soprattutto, perché investire sugli artisti dell’Est europeo? «Le grandi collezioni private italiane – racconta il curatore – lo hanno già ampiamente dimostrato. Non farei solo un discorso di qualità e di sperimentazione per queste opere, anche se ce n'è tanta. Tutto l'Est è apparso come una riserva aurea a basso costo. Questi autori – soprattutto quelli degli anni ’70 – sono una vera rarità. Appartengono ad una storia tutta da riscrivere e di cui entreranno a far parte. Le loro opere si contano sulle dita. Spesso per ogni regione troviamo un solo autore che ne sintetizzi il tempo e lo spazio: Grigorescu per la Romania, Koller per la Slovacchia, Akhunov per l'Uzbekistan. Che intendo dire? Che ogni opera non è solo un grande lavoro artistico, ma è anche un documento, un documento storico.»

La mostra è visitabile da martedì a domenica, dalle ore 10.00 alle ore 18.30, sino a domenica 16 marzo. Ingresso intero: €6,00; ridotto: €3,00. Consigliata a tutti coloro che amano l’arte contemporanea …e che preferiscono Marina Abramović a Johannes Vermeer.

Foto: Adrian Paci, Home to go, 2001. Scultura, polvere di marmo e resina, legno

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