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2017: incognite e opportunità di un anno di svolta

  • Pubblicato il: 10/02/2017 - 11:47
Autore/i: 
Rubrica: 
SCENARI DI INVESTIMENTO
Articolo a cura di: 
Redazione
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La fine del 2016 ha mostrato segnali inequivocabili di un cambiamento degli scenari di investimento rispetto agli anni successivi alla grande crisi finanziaria del 2008. 
Il primo aumento dei tassi della FED a metà dicembre ed il risveglio dell’inflazione a livello globale, favorita principalmente dal rialzo generalizzato delle commodity – soprattutto il petrolio e base commodities – hanno provocato un innalzamento generalizzato dei tassi di interesse, soprattutto sui titoli a lunga durata che pone fine di fatto al ciclo in crescita continua del settore obbligazionario, durato quasi ininterrottamente per circa 35 anni. 
L’inattesa vittoria di Donald Trump ha invece inaspettatamente avviato un’importante euforia dei mercati azionari orientati alla crescita, che dovrebbe proseguire per quasi tutto il primo semestre dell’anno. Il mercato azionario statunitense infatti dovrebbe beneficiare del programma politico del candidato repubblicano, che prevede forti investimenti nelle infrastrutture, l’abbassamento significativo della pressione fiscale, il ritorno ad una più pronunciata deregolamentazione, misure che dovrebbero sostenere una crescita economica che potrebbe attestarsi nel 2017 fra il 3.5% ed il 4%. 
E’ ragionevole attendersi un recupero dell’inflazione, legata anche ad un probabile aumento dei salari essendo oggi l’economia americana in piena occupazione, con la inevitabile reazione della FED che innalzerà almeno di un altro 0.5% i tassi base, portando il rendimento del titolo governativo decennale americano a superare il 3% e provocando una correzione importante sui mercati obbligazionari al ribasso.
In questo segmento di mercato saranno pertanto negativamente impattati i titoli governativi ed i titoli di emittenti corporate a basso rischio (Investment Grade), mentre il segmento di obbligazioni societarie con profilo di rischio maggiore (High Yield), pur non raggiungendo le performance estremamente positive del 2016,dove infatti avevano realizzato un rendimento apri al 17% negli Stati Uniti, beneficeranno della correlazione positiva con i mercati azionari e dei tassi di fallimento ancora contenuti, con risultati attesi fra il 5 ed il 7%. 
Il rafforzamento del dollaro sarà positivo anche per i mercati azionari europei, mentre inserirà un elemento di volatilità e di negatività sulle economie dei Paesi Emergenti, che su valutazioni dei loro fondamentali sono interessanti, in particolare Russia e Brasile appena usciti da un periodo di recessione. 
La volatilità si innalzerà ad iniziare dalla fine del primo trimestre, dovuta alle tornate elettorali di importanti Paesi europei, in successione Olanda, Francia, Germania e probabilmente Italia, in programma dal mese di Marzo ed all’avvio delle negoziazioni per l’uscita delle Gran Bretagna dall’Unione Europea (attuazione della Brexit). Pertanto se il programma di Trump dovesse essere confermato, i mercati azionari dovrebbero essere favorevolmente impattati, grazie soprattutto al recupero della redditività da minore pressione fiscale. 
Bisogna però suonare qualche nota di cautela ed usare il condizionale sulla positività è in questa fase d’obbligo.
La situazione del 2017 è dettata da incertezza sia in Europa dove la situazione politica non è simile a quella americana sia soprattutto negli Stati Uniti dove inizia l’era Trump. Sulla sua presidenza per ora è prevalsa nei mercati una interpretazione molto bonaria. In parole semplici, si ipotizza che un Presidente business-man non potrà mai dare seguito alle promesse elettorali di chiusura commerciale o di uso disinvolto della forza militare. Mentre invece potrà dare seguito alle iniziative domestiche di rilancio della spesa pubblica e riduzione della pressione fiscale. Fatto salvo per qualche (sostanzialmente innocua) azione dimostrativa, come la costruzione del muro al confine con il Messico, i rapporti commerciali sarebbero salvi e l’economia americana riceverebbe un boost fiscale spaventoso. Non è questo che anche gli economisti del Fondo Monetario Internazionale (IMF)  chiedono? Purtroppo, la realtà è sempre più complessa di come la dipingono gli economisti dell’IMF e il mercato così come si innamora di una tesi è poi altrettanto svelto nel ripudiarla. Quindi, sugli stimoli fiscali di Trump e sul loro effetto bisognerà vedere di che cosa effettivamente si tratta. In questa fase, il mercato sta “sognando”. Purtroppo, la realtà non è mai come i sogni, soprattutto perché presenta un conto da pagare. E al momento non è chiaro né il come né il quanto Trump voglia spendere.
In politica estera, le incertezze e i pericoli sono ancora maggiori. Le prime mosse, nei confronti di Taiwan e del Medioriente, rappresentano una sconfessione non solo della politica estera della Presidenza Obama ma anche di parecchi Presidenti repubblicani.
Rimane da vedere se rappresentano solo degli errori di comunicazione di un Presidente inesperto e da poco insediato. Di certo, in molte parti del globo si attende con una certa inquietudine di capire come Trump userà l ’enorme potenza finanziaria e militare degli USA.
Infine, cautela sull’Europa. Il rialzo dei tassi, in questo contesto, potrebbe portarsi dietro considerazioni negative sulla sostenibilità del debito di numerosi paesi europei, tra cui l’Italia, che non hanno sfruttato il tempo fatto guadagnare da Draghi, per ridurre il rapporto debito/PIL. Se il rialzo dei tassi dovesse portarsi dietro il rialzo dello spread e il rischio di break-up dell’euro, le condizioni in Europa potrebbero rapidamente volgere al peggio.
Quindi, attenzione perché quest’anno è necessario ...navigare a vista!